Politica

Dell’Utri, la politica tace. La nuova condanna pesa sul possibile “inciucio”

Il senatore torna a Milano dopo la sentenza d'appello di Palermo e la richiesta di arresto per "pericolo di fuga". Ma di fronte al nuovo caso politico-giudiziario, Pdl e Pd restano in silenzio o quasi. Ora per Bersani diventa più difficile tentare un governo appoggiato da frange berlusconiane. E in particolare dagli "autonomisti" di Miccichè e Lombardo

Marcello Dell’Utri condannato di nuovo in appello per i suoi rapporti con Cosa nostra e oggetto di una richiesta d’arresto della Procura generale di Palermo, respinta in mattinata dalla Corte. L’ex senatore Pdl ha trascorso la notte in hotel e in mattinata ha preso un volo per Milano: “”E’ incredibile, ma ho dormito benissimo…”, ha detto all’agenzia Adnkronos prima di lasciare il capoluogo siciliano.

Ma la politica resta (quasi) in silenzio. Pochissime e di maniera le dichiarazioni dal fronte Pdl, praticamente muto il Pd. Eppure l’ennesima conferma giudiziaria contro il fondatore di Forza Italia e braccio destro di Silvio Berlusconi può avere un peso rilevante nella partita per la formazione di un nuovo governo. Già scosso dallo “tsunami” grillino, davvero il Pd di Bersani può prendere in considerazione l’ipotesi di far nascere un governo con l’appoggio, più o meno esplicito e netto, del partito di Berlusconi, gravato dall’ennesima macchia?

A parole tra Bersani e Berlusconi il clima è tutt’altro che idilliaco. Ieri il secondo ha proposto al primo di prendersi Angelino Alfano come vice di un ipotetico esecutivo. Il segretario del Pd ha mostrato di non prendere neppure in considerazione la prospettiva: “Siamo seri”. Però, racconta oggi Repubblica, in sostegno alla nascita di un governo Bersani si sta muovendo al Senato – dove i numeri come noto sono risicati per il Pd – il gruppo Grandi autonomie e libertà, ispirato da Gianfranco Micciché e Raffele Lombardo. Cioè, rispettivamente, lo storico fedelissimo di Marcello Dell’Utri in Forza Italia siciliana e l’ex presidente della Regione, anche lui sotto processo a Catania per concorso esterno. Il gruppo, che ieri ha avuto contatti con un emissario Pd di peso come Vannino Chiti, conta ora su una decina di componenti – compresi alcuni “in prestito” dalla Lega nord di Maroni – e potrebbe rafforzarsi con nuovi innesti di provenienza Pdl, al solo scopo di garantire una maggioranza numerica ed evitare il rirorno alle urne. Un Dell’Utri nuovamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e magari in carcere, certo non propizierebbe questa soluzione, che però resta una delle poche opzioni praticabili per Bersani.

Anche questo scenario può spiegare il silenzio innaturale intorno alla condanna e alla richiesta di arresto per l’ex senatore, non ricandidato dal Pdl alle elezioni di febbraio in omaggio alla (parziale) pulizia delle liste. “Assurda la richiesta di arresto nei confronti di Marcello Dell’Utri. Non c’è mai stato un pericolo di fuga, una richiesta fuori dal mondo”, ha commentato a caldo il ciellino Maurizio Lupi, ospite a Otto e mezzo. Sandro Bondi rispolvera la metafora del “calvario”, Daniele Capezzone è insolitamente sobrio: “C’è da augurarsi che tutti, amici e avversari, siano garantisti e non tentino strumentalizzazioni improprie”. 

E se qualcuno fosse curioso di sapere che ne pensa il Pd, dovrebbe andarsi a cercare con il lanternino un’isolata dichiarazione del parlamentare Emanuele Fiano, responsabile del settore Sicurezza: “E’ la terza condanna di Dell’Utri per un reato gravissimo. La legge è uguale per tutti, se il pg chiede l’arresto e la corte dovesse accoglierlo, non ci vedrei nulla di anormale”.