Cervelli in fuga

Usa, troppi talenti e poche ‘visa’? Start up al via in acque internazionali

Due imprenditori californiani hanno pensato di creare una sorta di città galleggiante situata a 12 miglia dalla costa. Gli Stati Uniti, infatti, pongono un tetto di soli 65 mila permessi temporanei all'anno. La nave partirà nella primavera del 2014, e già 380 aziende da 66 Paesi del mondo hanno fatto domanda per avere un posto

Burocrazia e visti difficili da ottenere ostacolano la permanenza dei cervelli stranieri negli Stati Uniti. Così le nuove start-up della Silicon Valley nasceranno su una nave. A Washington infatti, considerata la capitale mondiale delle idee, ottenere un visto lavorativo per i ricercatori che arrivano dall’estero non è semplice, perché gli Usa pongono un tetto di 65 mila permessi temporanei ogni anno. Per ovviare al problema della fuga di professionisti di talento a causa delle politiche sull’immigrazione, due imprenditori californiani, Max Marty e Dario Mutabdzija, hanno pensato di utilizzare una nave da crociera come base per i ricercatori, una sorta di città galleggiante situata a 12 miglia dalla costa, in acque internazionali.

Dunque, niente visto di lavoro, ma solo un visto turistico d’affari, molto più semplice da ottenere. Marty e Mutabdzija sperano di inaugurare il progetto – chiamato Blueseed (nella foto)– nella primavera del 2014, e già 380 aziende da 66 Paesi del mondo hanno fatto domanda per avere un posto sulla nave. L’imbarcazione è in grado di ospitare mille persone più l’equipaggio, e se l’idea andrà in porto, i ricercatori potranno affittare – per il limite massimo di sei mesi o un anno – una cabina condivisa con altre persone per 1.200 dollari al mese, oppure una singola per 1.600. Avranno inoltre a disposizione uno spazio lavorativo comune, palestra, bar, medici a disposizione in caso di necessità, e un servizio di sicurezza privato.