Cronaca

Marò, Mancini bloccato in India. Il governo italiano: “Violata convenzione di Vienna”

Continua il braccio di ferro diplomatico sul caso dei due fucilieri. La Corte suprema di New Delhi ha prolungato fino almeno al 2 aprile il divieto di espatrio dell'ambasciatore italiano, ma da Roma il ministero degli Esteri respinge la decisione: "Il caso va risolto secondo il diritto internazionale"

Sembra ancora lontano da una soluzione definitiva il caso diplomatico tra Italia e India legato al mancato rientro nel Paese asiatico dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La Corte Suprema indiana ha usato le maniere forti nei confronti dell’ambasciatore italiano Daniele Mancini, mettendone nuovamente in discussione il diritto a una piena immunità diplomatica per il non rispetto di una dichiarazione giurata presentata a sostegno della richiesta di permesso per i marò. Come conseguenza la Corte ha confermato – ed esteso “fino a nuovo ordine” – la limitazione posta giorni fa nei confronti del diplomatico italiano di non lasciare l’India, preoccupandosi anche di chiedere al suo governo di “predisporre le necessarie misure restrittive”. Al termine di una tesissima udienza durata 45 minuti, in cui hanno sostenuto che “in linea di principio Latorre e Girone non hanno ancora materialmente infranto il loro impegno di ritornare entro il 22 marzo”, i giudici hanno aggiornato la seduta al prossimo 2 aprile

Il governo italiano però non intende cedere: “La decisione della Corte Suprema indiana di precludere al nostro ambasciatore di lasciare il paese senza il permesso della stessa Corte costituisce una evidente violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche che codifica principi universalmente riconosciuti”. Lo precisa il ministero degli Esteri a nome del governo sottolineando che l’Italia “continua a far valere anche formalmente questo principio, fondamentale per le relazioni tra gli Stati, e principio-cardine di diritto consuetudinario e pattizio costantemente ribadito dalla Corte Internazionale di Giustizia”. “L’Italia – prosegue il comunicato della Farnesina – continua a ritenere che il caso dei suoi due fucilieri di Marina debba essere risolto secondo il diritto internazionale. E in questo senso ha proposto di deferire all’arbitrato o altro meccanismo giurisdizionale la soluzione del caso”.

“L’Italia – conclude il comunicato – ribadisce la propria convinta volontà di pervenire a una soluzione della vicenda, avviando ogni utile consultazione. Ciò nello spirito delle amichevoli relazioni che desidera mantenere con l’India, nella consapevolezza della importanza dell’India, sia sotto il profilo bilaterale sia sul piano delle sfide e delle responsabilità globali che ci accomunano”.