Emilia Romagna - Cronaca

Bus, sciopero selvaggio. Gli autisti: “Non pagheremo noi il buco di 9 milioni di euro”

Hanno bloccato la città lasciando i mezzi parcheggiati in deposito, ma da mesi lamentano le difficoltà dell'azienda Tper, che proprio ieri ha dichiarato l'enorme debito di bilancio: "Dove sono finiti quei soldi? Nessun miglioramento dalla fusione"

Esternalizzazioni, tagli al personale, calo dei servizi. E poi l’impossibilità di andare in ferie o di rimanere a casa in malattia. Il tutto a fronte di un dialogo con l’azienda “inesistente”, e un buco nel bilancio di 9,4 milioni di euro. La situazione per i lavoratori della Tper, una delle aziende che si occupa del trasporto passeggeri in Emilia Romagna, è “grave e preoccupante”, dicono i sindacati, e per questo oggi, in massa, i conducenti degli autobus hanno incrociato le braccia e bloccato la città.

L’azienda di trasporto pubblico, nata un anno fa, l’1 febbraio 2012, dalla fusione di Atc e Fer, col benestare delle istituzioni, avrebbe dovuto “ridurre i costi e migliorare i servizi”, invece, “non è accaduto nulla di tutto questo”. “Per prima cosa – sottolinea Beppe Milzi, lavoratore Tper e delegato Usb – siamo pesantemente sotto organico, il che ovviamente provoca una serie di problemi che si ripercuotono sulla nostra vita e sulla nostra salute”.

E poi c’è la grave questione relativa ai bilanci, debiti per 9,4 milioni di euro che pesano come un macigno nelle casse del colosso dei trasporti. “Dove sono finiti questi soldi? – si chiede il sindacato – perché i lavoratori devono pagare le conseguenze di una politica di liberalizzazioni che doveva portare risorse ma che invece ha prodotto solo una crisi più profonda?”. Così, alla luce dei problemi riscontrati, “abbiamo deciso di dire basta – spiegano i dipendenti dell’azienda – è troppo tempo che Tper va avanti per la sua strada senza confrontarsi con i sindacati, in barba a tutti gli accordi”.

E secondo Usb, che ha espresso solidarietà e appoggio agli scioperanti, di problemi ce ne sono, e tanti. Oltre all’impossibilità di rimanere a casa se malati, “e per l’Asl la categoria è tra le più disastrate in termini di salute”, alla necessità di coprire turni superiori al limite orario di guida giornaliero imposto dalla legge “a discapito della sicurezza”, e ai tagli degli stipendi, “rispondono alla mancanza di personale con le esternalizzazioni che costringono i lavoratori a lunghe tratte per raggiungere il posto di lavoro. Invece di ridurre il numero di dirigenti, scaricano sui dipendenti i costi della crisi”.

Una politica onerosa, quella di Tper, che negli ultimi mesi ha rinunciato al comparto sosta, uno dei settori più remunerativi dell’ex Atc, lasciando a casa un centinaio di lavoratori, ha annunciato di voler abbandonare il traffico urbano di Imola e dell’area di Silla, “imponendo lunghe trasferte continue per i dipendenti”, e infine di voler rientrare in Asstra, l’associazione delle aziende del trasporto pubblico.

“E’ una gestione poco comprensibile” criticano i lavoratori, che già a novembre avevano chiesto spiegazioni al Comune di Bologna, proprio perché Tper è a totale partecipazione pubblica. Ma Palazzo D’Accursio “si è fatto di nebbia” e la Regione Emilia Romagna, “ci ha risposto con un piano che prevede altri tagli e il recupero economico sul personale”. Contratti che, a fronte di orari di lavoro più lunghi, comportano salari più bassi, “e che quindi ci impongono sacrifici non retribuiti”.

“Incredibilmente – critica Gianni Cremonini, delegato Usb e, a sua volta, dipendente Tper – cercano di nascondere le proprie responsabilità scaricando le colpe sui presunti evasori con insulse campagne d’immagine come quella denominata ‘Io vado e non evado’. Ma non è certo colpa dei passeggeri se il servizio è in queste condizioni, sebbene sia ovvio che il problema c’è. E’ la gestione dell’azienda che dovrebbe intervenire”. Invece chi sciopera “viene intimidito” e quello che doveva essere un segnale positivo, la costituzione di Tper stessa, si è rivelato “solo un gran poltronificio, una scatola cinese che ha magicamente trasformato due società in cinque. Alle quali si sommano le partecipate, di cui però non si riesce a sapere nulla”.

Nel pomeriggio è previsto un incontro in Prefettura, poi “si vedrà. Valuteremo come andrà la riunione – promettono i lavoratori – fino ad ora le nostre richieste non sono state ascoltate, ora aspettiamo una risposta. Siamo consapevoli dei disagi che la protesta provoca, ma per noi è l’ultima spiaggia. Avvisiamo fin da ora che siamo pronti a riprendere la lotta in qualsiasi momento”.

La replica di Tper. “Questa protesta non giustificabile né accettabile” ha commentato lo sciopero Tper, che ha già annunciato l’avvio delle “necessarie verifiche in ordine alle responsabilità individuali, civili, penali e disciplinari, in merito all’interruzione di servizio pubblico e ai danni procurati”. “Gruppi di autisti hanno bloccato i bus in modo selvaggio, rifiutandosi di avviare il normale servizio e bloccando di fatto gli spostamenti di migliaia e migliaia di cittadini incolpevoli, lavoratori, studenti e anziani – dichiara il colosso dei trasporti – Una protesta in questa forma e con questi metodi non è in alcun modo giustificabile né accettabile, anche in considerazione del fatto che le vertenze in atto, su questioni di ordinaria dialettica organizzativa interna, stanno seguendo i regolari percorsi di confronto tra sindacati e azienda”. Un confronto fra le parti, spiega l’azienda, “è necessario”, ma “non può comunque prescindere dal rispetto delle regole, a partire dal diritto dei cittadini di avere servizi indispensabili alla mobilità”.

Diametralmente opposte le reazioni di cittadini, istituzioni e sindacati allo sciopero che nella mattinata ha paralizzato la città. Se Cgil, Cisl e Uil, con Comune, Provincia e Regione, hanno condannato l’iniziativa dei lavoratori Tper, giudicandola “non condivisibile e irripetibile per il grave disagio provocato ai cittadini”, pur comprendendo “la  gravità del contesto nazionale del settore del trasporto pubblico locale, che rende sempre più difficile garantire a livello locale le necessarie condizioni di qualità del servizio e del lavoro”, per Andrea Defranceschi, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle “la fusione che ha portato alla nascita di Tper è stata un’operazione miope, che ha allontanato l’azienda dalla sua mission: fornire un servizio pubblico”. “Totale solidarietà ad una forma di lotta dura e drastica, ma legata ad un futuro nero, nerissimo che centinaia di lavoratori rischiano di vedersi precipitare addosso” ha aggiunto anche Roberto Sconciaforni, consigliere regionale della Fds ed esponente del Prc.

Dura invece la condanna del Pd, che insieme alla Lega Nord e al Pdl ha etichettato come “irresponsabile” la protesta dei lavoratori Tper. “Hanno lasciato sotto la pioggia centinaia di ignari cittadini, che hanno atteso alle fermate per delle mezze ore. Bene ha fatto il sindaco Merola – ha dichiarato Raffaele Donini, segretario dei Democratici di Bologna – nell’incontro subito convocato con i lavoratori, a richiamare tutti al senso di responsabilità”.

 

Sul web anche i cittadini hanno reagito in maniera differente allo stop dei mezzi pubblici. Se c’è chi ha ricordato che “non bisogna criticare chi protesta, perché oggi capita a loro ma domani potrebbe succedere a noi”, molti si sono lamentati delle difficoltà riscontrate. “Stamane ho visto anziani e bambini, donne incinte e invalidi, lavoratori e studenti, tutti ammucchiati come bestie sotto la pioggia e al freddo in attesa di un mezzo pubblico… è scandaloso”, “ennesimo sciopero Tper in Emilia Romagna, ho perso il conto è secondo o il terzo, possibile che ci rimetta solo l’utenza?”.