Emilia Romagna

Gruppo Marcegaglia: ‘ruba’ un paio di scarpe, licenziato. Fiom: “Pretesto politico”

Secondo il sindacato l'operaio non si è appropriato di nulla, ma le calzature antinfortunistiche, già usate e non del suo numero, le ha date ad una collega che non le aveva: "Il lavoratore ha pesanti invalidità e da anni cerca di far valere i suoi diritti. Oltre al fatto che si vuole candidare con noi alle elezioni delle Rsu"

Licenziato con l’accusa di aver rubato un paio di scarponcini. È accaduto a un dipendente dello stabilimento di Ravenna del Gruppo Marcegaglia, lasciato a casa perché, secondo l’azienda, si sarebbe “appropriato di un paio di scarpe antinfortunistiche”. Scarpe che però, spiega la Fiom Cgil, che ha contestato il provvedimento come “discriminatorio”, sarebbero state “usate, bagnate e nemmeno del proprio numero”.

Tra l’altro, sottolinea in una nota la rappresentanza dei lavoratori: “Il lavoratore non si è appropriato di nulla, anzi ha consegnato le scarpe alla dipendente di una ditta che opera all’interno dello stabilimento alla quale non erano state consegnate le scarpe antinfortunistiche necessarie”.

Le ragioni alla base del licenziamento, per le tute blu, sarebbero altre. “Il lavoratore in questione ha pesanti invalidità” spiega la Fiom, tanto che è “da anni che sta cercando di far valere i suoi diritti nell’ambito dell’ambiente lavorativo, fino ad arrivare al punto promuovere un’azione legale, ancora in corso, davanti al Giudice del lavoro del tribunale di Ravenna”.

E poi ci sarebbe quella candidatura a rappresentante dei lavoratori. L’ex dipendente, infatti, “non solo è iscritto alla nostra organizzazione sindacale, ma ha presentato la sua candidatura nelle liste della Fiom per le imminenti elezioni della Rsu, la rappresentanza sindacale unitaria. In più occasioni sono arrivati segnali in tal senso”. Il licenziamento, quindi, non rimarrà un atto senza conseguenze. Il provvedimento, che per la Fiom è “inaccettabile nonché sproporzionato”, verrà impugnato, “vogliamo sentirlo dichiarare nullo e illegittimo”.

“Purtroppo – spiega Pedro Pucci, delegato delle tute blu di Bologna – la Marcegaglia non è nuova ad azioni di questo tipo. Certo, questo è un irrigidimento che non ci aspettavamo”. Non dopo gli accordi sottoscritti in questi giorni per tutelare i lavoratori degli stabilimenti di Budrio, in provincia di Bologna, e di Lugo, in provincia di Ravenna, con l’azienda, in crisi già da tempo. Problemi di liquidità, bilanci in perdita, riduzione dei turni di lavoro per gli operai di diversi stabilimenti, da Mantova a Ravenna, sono solo alcune delle difficoltà riscontrate dai sindacati. Difficoltà che spiegherebbero la notizia, lasciata trapelare dal Gruppo Marcegaglia stesso, circa la possibile cessione di un ramo aziendale, l’Engineering, che comprende le emiliano romagnole Oto Mills e Oto Lift Trucks, la mantovana Oto Steel e la vicentina Oto Automation. Informazione che i sindacati avevano appreso dalle pagine di un settimanale economico.

“La crisi non può ricadere sulle spalle dei lavoratori” avevano chiarito le tute blu, durante una riunione con i vertici aziendali. L’appello della Fiom, “davanti a un comportamento difficilmente comprensibile”, non è caduto nel vuoto e l’1 marzo i colleghi dell’uomo licenziato hanno scioperato le quattro ore di fine turno per esprimere la loro solidarietà. La prossima mossa del sindacato sarà impugnare davanti al Tribunale del Lavoro il provvedimento con il quale l’azienda ha licenziato l’operaio.