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Regno Unito, il 75% dei britannici supera il limite giornaliero di alcool

La nuova ricerca dell’Ucl, l’University College London, smonta tutte le precedenti indagini sul consumo di alcol svolte in Gran Bretagna. Diane Abbott, ministro-ombra della Salute: "L’alcolismo ci costa 21 miliardi di sterline all’anno, gli ospedali sono intasati e anche il complesso dei servizi sociali deve lavorare a pieno ritmo. Il governo faccia qualcosa”

I britannici, e soprattutto gli inglesi, bevono molto più di quanto si pensasse. E quasi la metà dei cittadini del Regno Unito sopra la maggiore età è composta da quelli che sono classificabili come “seri bevitori”. La nuova ricerca dell’Ucl, l’University College London, smonta tutte le precedenti indagini sul consumo di alcol svolte in Gran Bretagna. E così, da un giorno all’altro, quei sudditi della regina amanti di birre e vino si sono risvegliati con una certezza: il loro consumo di alcol sfiora il patologico, se è vero che il 75% degli uomini eccede il limite giornaliero, percentuale che sale all’80 fra le donne. Il problema delle precedenti indagini, dice ora l’Ucl, è che queste si basavano soprattutto sulle percezioni dei bevitori, che, si viene a scoprire, hanno sempre sottovalutato il loro consumo di bevande alcoliche. E anche le “griglie” di analisi governative, quelle usate dalla sanità pubblica, si sono rivelate inadeguate. Il risultato di anni di indagini? Le bevute percepite sono sempre state sottostimate del 40%. Basta aggiungere questa percentuale e si viene così a scoprire che il Regno Unito pare veramente essere in balia delle multinazionali dell’alcol. Le quali hanno sempre detto che in realtà gli alcolizzati – di questo, alla fin fine, si parla – sono una piccolissima parte della popolazione.

La categoria più a rischio è quella delle donne agiate che abitano nel sud dell’Inghilterra. In quest’area del Paese, solitamente considerata “felice” rispetto al resto del Regno Unito, si annida l’esercito dei forti bevitori e delle ancora più forti bevitrici. Il governo Cameron, come noto, vuole aumentare il prezzo minimo dell’alcol, per evitare che nei negozi del regno vengano vendute birre a prezzi stracciati e superalcolici in offerta speciale. Il problema, scrive la stampa britannica, è soprattutto legata agli off licence, negozi gestiti da cittadini extracomunitari, aperti fino a tardi, che vendono di tutto un po’ ma che vengono frequentati soprattutto per le bevande. Ma ora Diane Abbott, ministro-ombra della Salute, chiede un intervento “più serio e pregnante” da parte dell’esecutivo. “L’alcolismo ci costa 21 miliardi di sterline all’anno, gli ospedali sono intasati e anche il complesso dei servizi sociali deve lavorare a pieno ritmo. Il governo faccia qualcosa”.

Intanto, persino un comitato della Camera dei Lord, la camera alta del parlamento, critica le indagini finora effettuate e spinge per una campagna mediatica per far cambiare abitudini e mentalità ai britannici. Le campagne contro il fumo sono sempre state molto attive nel Regno Unito, con le sigarette salite a prezzi molto alti negli ultimi anni, quasi al doppio di quelli italiani. Per l’alcol, tuttavia, dicono ora gli operatori del settore, non si è vista tutta questa volontà di azione e di prevenzione. Ora la scoperta di questo “alcol mancante” mai registrato prima nelle ricerche ha avviato un dibattito a ogni livello circa la reale intenzione della politica di affrontare il problema. Il dipartimento per la Salute ha rilasciato un comunicato: “Dobbiamo rendere gli abitanti del Regno Unito più consci dei loro limiti. Ci abbiamo provato con la campagna ‘Change for Life’, ma ancora non abbiamo visto risultati. Ora la politica deve spingere verso scelte di vita più salutari”.