Piacere quotidiano

Lo chef Natale Giunta: “Versare il pizzo? No, c’è la crisi”

Il cuoco palermitano, noto anche per il passaggio Tv nel programma di Antonella Clerici, non solo ha rifiutato di dare duemila euro ai suoi estorsori ma poi li ha denunciati e fatti arrestare. Dalla Sicilia una lezione di onestà e coraggio

“C’è la crisi, duemila euro non ce li ho” è stata questa la risposta di Natale Giunta, noto chef di Palermo, alla richiesta del pizzo da parte di alcuni estorsori della cosca palermitana. Poi ha denunciato l’accaduto e sono scattati quattro arresti. Lo chef, che poco tempo fa ha partecipato alla “Prova del cuoco”, il programma di Antonella Clerici, non ha ceduto alle minacce, a nulla sono valse le lettere intimidatorie e i tentativi di danneggiamenti del ristorante.“Mettiti a posto” gli dicevano, sottolineando che il loro era un approccio assolutamente benevolo e contestando di aver aperto il ristorante senza aver chiesto il permesso a chi di dovere. Duemila euro da pagare comodamente a Pasqua e poi a Natale, in cambio assicuravano la tranquillità, la “ pace assoluta e ti levi il pensiero”. Ma la crisi è per tutti e Natale Giunta, esausto, ha detto no. 

Il pensiero se lo è tolto nel modo migliore. “Mi hanno chiesto il pizzo per la prima volta un anno fa – ha spiegato – e io senza esitare dopo un’ora mi sono rivolto ai carabinieri“. “Pare che avessi aperto troppe attività senza chiedere il loro permesso, ma i permessi si chiedono allo Stato non alla mafia”. Giunta non ha nessuna esitazione, nessun timore, nemmeno adesso che chi lo taglieggiava è finito in manette: “Non temo per la mia persona, non temo per la mia attività. Vado avanti con il mio lavoro: ho fatto il gesto di un imprenditore sano, di una persona perbene”. Un esempio palermitano, ma non è il solo. Poco tempo fa, Puntarella Rossa ha intervistato anche Vincenzo Conticello uno dei fondatori dell’associazione Addiopizzo, che per primo ha iniziato una dura lotta contro il racket, in una città in cui le tasse, purtroppo, si pagano anche in nero.

di Elisabetta Tranchina

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