Cronaca

Casa Pound, aggressione al comizio di Ruotolo: “Mi hanno minacciato”

Il candidato governatore di Rivoluzione Civile al Lazio ha dovuto interrompere un incontro con i cittadini per l’irruzione dei giovani dal volto semi coperto venuti in contatto con i presenti. Il centro sociale si giustifica in una nota: "Goliardica contestazione"

“Goliardica contestazione all’antidemocratico Sandro Ruotolo“. Casa Pound ha definito così, in una nota, gli insulti e le sedie volati stamattina durante un comizio del candidato di Rivoluzione Civile alla Regione Lazio. E’ successo a Civita Castellana, dove il candidato governatore ha dovuto interrompere un incontro in corso con i cittadini per l’irruzione dei giovani dal volto semi coperto venuti in contatto con i presenti, che hanno poi chiamato i carabinieri. “Mi hanno minacciato e insultato“, ha raccontato Ruotolo, “sono volate le sedie, hanno acceso un fumogeno all’ingresso dell’edificio e poi sono fuggiti”.

La “goliardica contestazione” sarebbe stata messa in atto dopo che il candidato governatotre di RC aveva deciso di non stringere la mano all’esponente di CPI, Simone Di Stefano. Questi i fatti secondo quanto riferito: nella sala Pablo Neruda di Civita Castellana sta parlando un esponente della formazione politica di Antonio Ingroia, poi tocca a Ruotolo, che ha già visitato l’ospedale cittadino e un’azienda di ceramiche del posto. Ma un gruppo di giovani di Casa Pound interrompe la manifestazione, hanno i volti semicoperti, ma alcuni vengono riconosciuti dai rappresentanti locali di Rc.

C’e’ stato un contatto, sono volate sedie e sono stati chiamati i carabinieri. Agli atti ora c’è la documentazione fotografica e in mano agli investigatori anche la testimonianza di chi ha riconosciuto gli aggressori. E’ stato ascoltato lo stesso Ruotolo, che ha verbalizzato la sua deposizione. “Non c’è dialogo con chi offende e con chi, addirittura, come è successo in un’intercettazione, minaccia di violentare una ragazza solo perché è ebrea”, ha detto Ruotolo, ribadendo l’orgoglio di essere “antifascista”.