Emilia Romagna

Lettera ad Ingroia su reato di tortura, carceri e forze dell’ordine

Caro Antonio Ingroia, il suo arrivo a Bologna si annuncia come l’occasione per spiegare il programma di Rivoluzione Civile. Per questo spero che tra le tante risposte che di appresta a dare ce ne sia anche qualcuna per un appello che da qualche settimana le è stato rivolto pubblicamente, senza avere avuto a tutt’oggi risposta, dove si chiede:

Tra i firmatari Patrizia Moretti, Lucia Uva, Lorenzo Guadagnucci, Enrica Bartesaghi e Haidi Gaggio Giuliani. Tutte persone che a vario titolo sono state vittime della cosiddetta “malapolizia”, ma che a ben guardare hanno subìto come molte altre soprattutto l’irresponsabilità e l’indolenza della politica e delle istituzioni che hanno lasciato che di questi temi si discutesse solo a margine di eventi trattati come questioni di ordine pubblico o cronache giudiziarie balzate all’onore della cronaca, lasciando senza risposta – negli anni – altri appelli, raccolte di firme e prese di posizione pubbliche.

Ed invece, oggi, queste riforme ed iniziative di legge non solo non sono più prorogabili, ma in un momento nel quale anche i diritti più elementari sembrano essere messi in discussione, rappresentano uno dei pochi modi con i quali misurare il grado di civiltà di un paese, la tenuta di garanzie costituzionali che non ammettono deroghe. E forse non sarà rivoluzionario, ma anche da qui passa la strada per diventare un paese migliore. Oggi più che mai è un dovere morale che la politica ha verso le vittime come verso gli altri cittadini.