Scienza

Salute, cambia la “Bibbia” di psichiatria: il dolore da lutto tra i sintomi

Cambia il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Molte più persone potrebbero essere considerate "malate" e vedersi somministrare psicofarmaci. Anche le dimenticanze tipiche dell'età e mangiare in modo eccessivo potranno essere considerati tra i sintomi

Nel 2013 ci sarà un’esplosione di malattie mentali. E questo non perché stiamo tutti impazzendo, in un mondo sempre più difficile da gestire. Il motivo è un altro: il Dsm (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), cioè il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la bibbia degli psichiatri di tutto il mondo dal 1952, è stato modificato abbassando la soglia della malattia. Il che significa che molte più persone potrebbero essere considerate ‘malate’ e vedersi somministrare psicofarmaci: scatti d’ira, il dolore da lutto, le dimenticanze tipiche dell’età e mangiare in modo eccessivo potranno infatti essere considerati più facilmente sintomi o malattie mentali.

La revisione completa del Dms, la V, sarà pubblicata a maggio, ma già nelle scorse settimane l’Associazione americana degli psichiatri ha annunciato i principali cambiamenti, che hanno scatenato una ridda di critiche da diversi specialisti. Come Allen Frances, professore emerito di psichiatria alla Duke University e direttore della task force di psichiatri che ha operato la precedente revisione del Dsm, che parla “del peggior momento dei suoi 45 anni di carriera, e di un’operazione ambiziosa combinata ad un’esecuzione disorganizzata che ha portato a molte proposte rischiose”.

Ed effettivamente alcune lo sembrano. Il dolore da lutto ad esempio diventa un disturbo depressivo, gli scatti d’ira e gli scoppi di collera (alternati a stati d’animo negativi) tre o più volte a settimana in un anno, in bambini e adolescenti, diventano sintomi della “disregolazione del temperamento con disforia”, mentre i deficit di memoria, tipici dell’età avanzata, rientreranno nel disturbo neurocognitivo minore, ponendo le condizioni per un incremento di persone ritenute erroneamente a rischio di demenza e Alzheimer. Entra poi a far parte dei disturbi del comportamento alimentare quello da alimentazione incontrollata o “binge eating disorder”: stramangiare quindi 12 volte in 3 mesi non sarà più una manifestazione di golosità, ma un problema psichiatrico. Altre proposte non sono invece passate, come quella di considerare lo stupro e la goffaggine disturbi mentali.

“C’è un conflitto intellettuale, non finanziario – ha scritto Allen sul suo blog su www.psychologytoday.com – negli specialisti, che tendono a espandere le proprie aree di ricerca, e ad ignorare le distorsioni che possono verificarsi nell’applicare il Dms V nella pratica clinica reale. Le nuove diagnosi in psichiatria sono più pericolose di nuovi farmaci, perché da queste dipende la somministrazione o meno di farmaci a milioni di persone dai medici di base dopo una breve visita”. E l’impatto sarà molto vasto, visto che il Dsm é il sistema di classificazione accettato dagli psichiatri di tutto il mondo, e dalla maggior parte dei sistemi sanitari per le diagnosi (in alternativa all’International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death) dell’Organizzazione mondiale della sanità.

“Pur ritenendo le revisioni un processo positivo, perché sono un’occasione di aggiornamento – spiega Eugenia Aguglia, presidente uscente della Società italiana di psichiatria – e di avanzamento rispetto alla realtà clinica, non mancano delle perplessità in questo caso. Alcune estensioni di sintomi o patologie sono un po’ pericolose, perché possono portare a delle generalizzazioni eccessive. D’altro canto è vero anche che il Dsm risponde ad una codifica della realtà sociale tipica degli Stati Uniti, diversa dalla nostra, dove si vuole cogliere l’inizio di un problema prima che sfugga di mano”. Tuttavia, rileva Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento interaziendale di Salute mentale dell’università di Siena “va detto che alcune patologie gravi, come ad esempio la schizofrenia, spesso affondano le radici in sintomi attenuati in età precoce. Quindi una diagnosi precoce può essere utile”. A fare la differenza sarà quindi come gli psichiatri applicheranno la nuova classificazione. “Come è successo con le precedenti revisioni – conclude Aguglia – dopo una prima fase di attesa e di applicazione, si arriverà al confronto tra la vecchia e nuova versione, per vedere se le modifiche apportate rispondano alla realtà o non portino troppe criticità, e si decidere se tenerle o meno”.