Politica

Lombardia: il non comune non-senso del pudore

Bevande tonificanti, lecca lecca, ostriche, film in dvd, munizioni, gratta e vinci. Colazioni, pranzi e cene per parenti e amici, banchetti nuziali. I consiglieri regionali della Lombardia indagati per peculato sono 62 su 80: brividi.

La linea di difesa generale è che le regole (che loro medesimi si sono dati) per i rimborsi spese sono assai permissive: praticamente tutto, comprese le patatine in Autogrill, può essere considerato un contributo per il lavoro istituzionale. Del resto gente che guadagna 12mila euro al mese comprensibilmente fa fatica a comprarsi le sigarette.

Prese singolarmente le giustificazioni sono meravigliose.

“Prendevo tanti taxi, così non guidando potevo studiare le attività del consiglio regionale”, ha spiegato Angelo Gianmario (Pdl) chiamato a rispondere di 114mila euro spesi e certificati in taxi e noleggio auto. Ma ci sono anche 90 euro di gelati comprati in Liguria. Sentite questa: “Ad Alassio offrivo il gelato ai bagnanti provenienti dalla Lombardia”. Se eri di Napoli niente cono, ma per i milanesi gelati a più non posso.
Il leghista Cesare Bossetti è, a suo dire, diabetico: ha speso 15mila euro in pasticceria. Perché se uno offre un caffè o una pastarella a un elettore scatta immediatamente il rimborso istituzionale. Più che di rappresentanza politica, una strana idea di spese di rappresentanza.
Un altro leghista di stanza al Pirellone, Pierluigi Toscani, ha messo in conto le cartucce e le armi da caccia. Spiegazione: “L’impiegata addetta ai rimborsi ha registrato questo scontrino, scambiandolo per uno scontrino relativo a cartucce del toner stampante”. In un sussulto di pudore ha aggiunto: “Sto già provvedendo a restituire i 752 euro al gruppo Lega”. Ma scaricare sulla segretaria è uno sport comune. Il capogruppo del Carroccio Stefano Galli ha fatto sapere via Facebook (!) di aver provveduto spontaneamente a restituire i seimila euro rimborsati “erroneamente” dalla segretaria per il pranzo di nozze della figlia.

Anche l’igienista dentale più famosa d’Italia ha azzardato un “se volete restituisco i 16 euro”. Cioè quanto aveva speso – e poi rendicontato per il rimborso – per il libro di Paolo Guzzanti, ‘Mignottograzia‘. Contributo alla causa.
Imbattibile il Trota: spazzolini, un localizzatore di autovelox, mojto, Aperol, Negroni, un mini frigo, caramelle, sigarette, tablets, cellulari.Totale: 22 mila euro. Qualche giorno fa il suo avvocato aveva fatto sapere che “tutte le spese di Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere ricondotta ad esigenze personali”.

Almeno lui si è dimesso. Formigoni ha chiesto scusa per i suoi viaggi da Nababbo ai Caraibi: abbiamo fatto fatica a credergli. Un minuto dopo, era di nuovo arroganza e insofferenza. Durante Mani Pulite se un politico riceveva un avviso di garanzia si scusava e si precipitava a dimettersi. Lo fece anche Claudio Martelli, da ministro. Dopo, ci siamo abituati a premier e ministri indagati e condannati praticamente per tutto. Però c’è di buono che se noi elettori non siamo completamente fessi, ‘sta volta la pacchia è finita.

Il Fatto Quotidiano, 23 Dicembre 2012