Cronaca

Gela, disoccupato si barrica in casa e spara sui passanti. La polizia lo uccide

Per cinque ore ha tenuto in ostaggio il quartiere dove abitava, a Gela. Si è barricato in casa e ha aperto il fuoco su chi passava fino a quando, alle tre di notte, le forze dell'ordine lo hanno ferito mortalmente. Un agente è rimasto a sua volta ferito gravemente a un occhio. L'uomo, raccontano i vicini, "aveva l'ossessione che gli sequestrassero la macchina"

Per cinque ore ha tenuto sotto scacco il quartiere dove abitava, a Gela. Si è barricato in casa e ha iniziato a sparare su chi passava da via Arica, nel rione Scavone. Dalle 22 di alle 3 di notte.  E’ intervenuta la polizia, ma Giuseppe Licata, un disoccupato di 42 anni, ha continuato a fare fuoco come se nulla fosse, nonostante la presenza dei suoi familiari in casa. Le forze dell’ordine hanno tentato di farlo desistere, senza risultato. Tre ore dopo la mezzanotte, l’epilogo. Licata ha iniziato a sparare all’impazzata, fino a quando è stato ferito mortalmente. Subito dopo gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno tentato di soccorrerlo, ma per l’uomo non c’è stato più nulla da fare. Nella sparatoria, un poliziotto è rimasto gravemente ferito a un occhio.

L’agente, Fabio Matteo Vaccaro, 47 anni, è stato trasferito al “Garibaldi” di Catania ed è vigile e cosciente. In giornata sarà sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per rimuovere il proiettile che lo ha colpito al viso. La pallottola è entrata dallo zigomo destro e si è incastrata nella zona tetto orbitaria del cranio. All’intervento assisterà un chirurgo oculista che dovrà decidere se riparare il globo oculare danneggiato o asportarlo.

Sulla vicenda sta indagando la Procura di Gela. Per il momento non sono chiare le cause che hanno spinto l’uomo a sparare sulla folla. I vicini di casa di Giuseppe Licata raccontano che l’uomo aveva una strana ossessione: era convinto che gli avrebbero sequestrato la macchina. Secondo le testimonianze, Licata venerdì era stato in ospedale, accompagnato dalla madre, perché si sentiva male. Ma una volta al pronto soccorso, avrebbe rifiutato le cure. Tornato a casa, l’uomo – che lavorava saltuariamente come bracciante o come manovale nell’edilizia – ha imbracciato il fucile da caccia tenendo in ostaggio il suo quartiere per 5 ore. Licata abitava con i genitori – la madre Antonina, 70 anni, e il padre Antonio di 74, invalido – al primo piano di un palazzetto con quattro elevazioni. I vicini lo descrivono come un tipo taciturno, un po’ irascibile ma non violento. Durante la sparatoria la madre è scappata da casa, mentre il padre, invalido, è rimasto nell’appartamento.