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Marò, permesso natalizio? il governo indiano non si oppone, ma la Procura sì

Il giudice ha rinviato la decisione sull'accoglimento della richiesta di concessione di una "licenza" per trascorrere due settimane in Italia durante le feste. Il procuratore del Kerala teme che i soldati non facciano più ritorno in India. Le autorità italiane: "Abbiamo sempre rispettato le regole, daremo garanzie"

Il governo indiano non si oppone alla concessione di un permesso natalizio di due settimane ai marò detenuti in India per aver, nel corso di un servizio anti pirateria, ucciso due pescatori. Lo ha riferito il portavoce governativo Syed Akbaruddin nel corso dell’incontro settimanale con la stampa. Nel frattempo, però, il giudice P.Bhavadasan del tribunale del Kerala ha rinviato la decisione aggiornando l’udienza al 19 dicembre quando parlerà il legale dei due marò, P.Vijaya Bhanu.

In aula il 18 dicembre, invece, è stato il turno dell’accusa che si è opposta con fermezza alla richiesta italiana perché teme che i due soldati, una volta arrivati in territorio italiano, non facciano più ritorno in India. Il procuratore generale Asaf Ali ha ricordato che la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio nei confronti dei due fucilieri del San Marco: “Non è plausibile My Lord – ha detto rivolgendosi al giudice – che un magistrato locale ne disponga il fermo e quindi la proibizione a tornare in India?”. E ha aggiunto: “In questo caso la crisi giudiziaria si trasformerebbe in una crisi politica i cui riflessi sarebbero tutti a carico dello Stato del Kerala”. Ali ha poi sostenuto che “la sola argomentazione della necessità di partecipare a cerimonie religiose con i familiari e gli amici in Italia non è sufficiente” per far accettare la domanda di espatrio. “Perché mai i parenti e gli amici non possono venire a trovarli a Kochi? Magari a nostre spese?”. “Trattandosi di una richiesta di licenza per motivi familiari e non una modifica delle condizioni della libertà dietro cauzione, l’Italia avrebbe dovuto utilizzare il canale diplomatico e non quello giudiziario” ha concluso.

Nonostante la strenua opposizione della procura indiana e il rinvio della decisione da parte del giudice, le autorità italiane si mostrano fiduciose. ”Se ci verranno chieste garanzie,continueremo a rispettare le regole” fa sapere il ministro degli Esteri Giulio Terzi. “In questo periodo l’Italia ha “rispettato tutte le regole”.  Il rinvio “non giunge inaspettata ma è nella prassi di qualunque attività processuale” commenta il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, per il quale “questo spostamento a domani è una cosa assolutamente comprensibile, che nulla ci dice su quale potrà essere la decisione che prenderà il giudice”.

“C’è rammarico e sorpresa, ma è un caso delicato e quindi il giudice si prende un giorno di tempo per decidere. Non mi pare assolutamente giustificato – dice Di Paola – parlare di ritardo, a meno che non si voglia, come si dice a Napoli, ‘sfruguliare’ e cercare a tutti i costi l’inghippo, anche dove l’inghippo non c’è”. Il ministro della Difesa si dice “fiducioso che il giudice possa comprendere le ragioni di umanità che ci hanno spinto a questa richiesta. Dunque, è una fiducia che è giusto che ci sia. Altra cosa -aggiunge, riferendosi alla decisione da parte della Corte Suprema dell’India- riguarda la sentenza definitiva e la fiducia che in questo caso si basa sul nostro pieno diritto e sul rispetto del diritto internazionale”. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono detenuti da quasi 10 mesi.