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Palermo, si indaga sulle frequentazioni di Miccoli con i parenti dei mafiosi

Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un incarico che il calciatore avrebbe affidato al figlio di un boss, ovvero il recupero dei crediti vantati da alcuni suoi amici, soldi sulla cui legalità i magistrati vogliono fare chiarezza. Zamparini: "Qui può capitare di conoscere persone e non sapere che magari hanno parenti mafiosi: forse è capitato anche a me"

Una brutta settimana, inaugurata da una domenica dalle polveri bagnate in cui nulla ha potuto contro la Juventus, riuscita a espugnare per un soffio il Renzo Barbera. Ma per il fantasista del Palermo Fabrizio Miccoli il periodo nero continua anche fuori dai campi di calcio, estendendosi fino ai corridoi del palazzo di giustizia del capoluogo siciliano. La procura di Palermo ha infatti aperto un’indagine sulle frequentazioni del capitano della squadra rosanero con Mauro Lauricella, figlio di Antonino detto “u scintilluni”, il boss mafioso della Kalsa arrestato l’anno scorso. Già allora aveva fatto discutere l’amicizia tra Miccoli e il giovane Lauricella, incensurato ma erede di una delle ultime famiglie mafiose palermitane. L’amicizia tra il figlio del boss e il calciatore era però risultata irrilevante ai fini dell’indagine che aveva portato ad interrompere la latitanza di Nino “u scintilluni”.

Adesso, però, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, coadiuvato dai sostituti Roberta Buzzolani, Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso, ha deciso di aprire un fascicolo modello 45, quello per gli atti non costituenti reato, sulla vicenda. Al centro dell’interesse della procura ci sarebbe un incarico che il ‘Romario del Salento’ avrebbe affidato al figlio del boss della Kalsa: ovvero recuperare dei crediti vantati da alcuni suoi amici. I magistrati adesso vogliono quindi verificare quanto fossero legittimi quei crediti che il giovane Lauricella doveva riscuotere. L’indagine conoscitiva è però soltanto un pezzo del controverso puzzle fatto di amicizie pericolose e relazioni della Dia in cui sembra essere finito Miccoli.

Proprio pochi giorni fa, alla vigilia del big match contro la Juventus, Miccoli aveva catalizzato l’attenzione della stampa. Anche questa volta però non si trattava delle pagine sportive dei giornali ma di quelle dedicate alla cronaca giudiziaria. Il talento rosanero infatti era stato sorpreso in compagnia di Francesco Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro, il super boss di Castelvetrano ancora oggi latitante. Guttadauro Junior è nato dall’unione tra Rosalia Messina Denaro, sorella del padrino trapanese, e Filippo Guttadauro, fratello del medico e boss di Brancaccio Giuseppe. A differenza del padre e degli zii, il giovane Guttadauro è incensurato, ma è stato sorpreso dai carabinieri del Ros mentre incontrava Paolo Forte, considerato uno dei fiancheggiatori di lungo corso di Messina Denaro. E durante un incontro a Mazara del Vallo, l’estate scorsa, con Forte e Guttadauro Junior c’era anche Miccoli, che probabilmente non sapeva di essere in compagnia con quello che era considerato un favoreggiatore del boss più ricercato d’Italia.

“A Palermo può capitare di conoscere persone e non sapere che magari hanno parenti mafiosi: forse è capitato anche a me” è il commento che il presidente della squadra rosanero Maurizio Zamparini ha rilasciato al fattoquotidiano.it. La notizia delle frequentazioni pericolose di Miccoli non era piaciuta all’amministratore delegato del Palermo Pietro Lo Monaco. Che non aveva trovato di meglio che attaccare a muso duro la stampa, definendo la cronaca riportata dall’edizione locale di Repubblica come “inopportuna, fuori luogo, di cattivo gusto”, bollandola addirittura come un’azione “stupida e scellerata”. “La cronaca non è mai inopportuna, fuori luogo, di cattivo gusto, né stupida o scellerata, come la definisce l’amministratore delegato del Palermo calcio, Pietro Lo Monaco. La cronaca è cronaca, e basta – è stata la replica dell’ordine dei giornalisti di Sicilia – Inopportune potrebbero essere piuttosto certe frequentazioni da parte dei giocatori. E’ di questi contatti – probabilmente inconsapevoli, ma ripetuti – con familiari e prossimi congiunti di latitanti di mafia, che dovrebbero preoccuparsi le società. Non certo delle cronache che li raccontano”. Il presidente del Palermo Zamparini però spezza una lancia in favore del suo amministratore delegato. “Lo Monaco non voleva attaccare i giornalisti, semplicemente avrebbe preferito che quella notizia non uscisse alla vigilia di una gara importante come quella con la Juventus. Miccoli è un giocatore sensibile e di queste cose ne risente. Quegli articoli potevano anche uscire dopo la partita”. Per Zamparini, quindi, la sacralità della domenica pallonara deve essere rispettata da tutti: giornalisti e magistrati inclusi.