Politica

Primarie centrosinistra, Renzi a quasi 10 punti da Bersani. Polemica sullo spoglio

I "risultati ufficiosi" confermati in toto dopo 8 ore senza spiegazioni, con il segretario Pd avanti di quasi 10 punti sul sindaco di Firenze. Ma senza più riferimenti alle sezioni scrutinate. Renzi: "Qualcosa non torna, bisogna pubblicare i verbali di ogni seggio". Bersani: "Queste sono briciole di problemi. Non c'è bisogno di fuoco amico". Entrambi sono a caccia dei voti di Vendola, ma il primo cittadino dice: "Posso sottrarne anche al mio sfidante"

I dati pubblicati dicono che Pierluigi Bersani ha staccato di quasi 10 punti Matteo Renzi alle primarie di centrosinistra (leggi la cronaca di ieri). E che hanno votato 3,1 milioni di persone. Il ballottaggio domenica prossima è ormai una certezza. Ma i risultati, definiti per tutto il giorno “ufficiosi” sul sito Italiabenecomune.it, sono diventati ufficiali senza la minima variazione e senza alcuna spiegazione del ritardo. Un aggiornamento “a rilento” che ha sollevato qualche dubbio, facendo pensare a problemi nel sistema di conteggio dei voti. Dubbi non fugati, stamattina, da Nico Stumpo, coordinatore nazionale delle Primarie di centrosinistra, che ha parlato di “possibilità solo di minime variazioni”: in effetti, alla fine, sono stati confermati Bersani è al 44,9%, Renzi al 35,5%, Vendola al 15,6%, Puppato al 2,6% e Tabacci all’1,4%. Ma senza alcun riferimento alle sezioni scrutinate. Interrompendo così l’aggiornamento progressivo avviato ieri sera.

Stumpo minimizza il problema: “I dati attuali possono avere solo minime variazioni, ma già ieri si poteva discutere più o meno con gli stessi numeri”. I dati forniti dal comitato sono stati subito contestati da Renzi in un messaggio su twitter. “I dati ufficiosi? Vorremmo quelli ufficiali. Non è difficile. Basta mettere online i verbali dei seggi. In ogni caso andiamo al ballottaggio”. Secca la replica di Bersani, che liquida in poche parole la questione: “Ci penseranno i garanti. Non mettiamo briciole di problemi in questa grandissima giornata. Ci sono i garanti, noi siamo gente per bene”. Poi, su Renzi, il segretario Pd rincara la dose: “Con Matteo ci siamo mandati dei messaggini, poi stasera ci vediamo a Milano (entrambi parteciperanno a Che tempo che fa, ma il faccia a faccia sarà solo mercoledì). Ci siamo scambiati gli auguri, le cose buone. Lui ha sempre il difettuccio di dire “noi e loro”, ma noi siamo noi tutti noi, loro è Berlusconi. Non c’è bisogno di fuoco amico, l’avversario è la destra”. Pochi minuti, ed ecco la replica di Renzi: “Io continuerò a dire fino a domenica ‘noi e loro’. Perché è vero: c’è un noi e un loro”. Lo dice Matteo Renzi rispondendo a Pier Luigi Bersani. “La squadra è la stessa ma con allenatori diversi: uno per il catenaccio, l’altro per il calcio totale. Con me D’Alema e Bindi restano in panchina. E questo riguarda tante piccole grandi scelte”.

Nicola Danti, del Comitato nazionale Matteo Renzi, punta dritto contro il comitato: “Ringraziamo Nico Stumpo e tutti i volontari per il difficile lavoro fatto stanotte. Il risultato è chiaro e incontrovertibile: si va al ballottaggio con Pier Luigi Bersani in testa e Matteo Renzi staccato di qualche punto. Qui iniziano i problemi: Stumpo oggi dice che i punti di distacco sono 9. I dati acquisiti dai nostri rappresentanti di lista, ancorché provvisori, ci consegnano un dato diverso: 43,4 contro 38,8”. Poi ribadisce quanto detto da Renzi: “Pensiamo che ci sia un solo modo per fugare i dubbi: che Nico Stumpo pubblichi online sul sito tutti i verbali dei nove mila seggi. Aggregare i dati su base provinciale come ha fatto Nico Stumpo è molto discutibile. Per rispetto di chi ha fatto ore di coda è giusto dare i dati veri e chiari”. 

“C’è qualcuno che vuole fare confusione gettando un’ombra sulla grande giornata di democrazia e sui risultati del primo turno delle primarie”, risponde il bersaniano Davide Zoggia del Pd. “Ma i numeri stanno lì a dire che più di 3 milioni di cittadini hanno partecipato alla consultazione e che Bersani ha quasi 10 punti di vantaggio su Renzi. Avviamoci serenamente a preparare un’altra festa della democrazia domenica 2 dicembre rispettando la realtà e le regole”. Insomma, nonostante il fair play mostrato anche ieri sera dai due principali contendenti, sono staff e spin doctor a far salire la tensione. E così, in poco tempo, dai renziani è arrivata la controreplica. “Nessuno mette in dubbio nulla – ha detto Simona Bonafè, del comitato Matteo Renzi – chiediamo solo che tutti i verbali del voto di ieri siano messi online. Essere a meno cinque o a meno nove da Bersani non cambia – aggiunge Bonafè – perché, come ha detto Matteo Renzi, al ballottaggio si parte da zero a zero: però i verbali devono essere messi online affinché ci sia più trasparenza e chiarezza sui risultati”.

Intanto, nel pomeriggio, i due sfidanti al ballottaggio hanno incontrato la stampa. Bersani ha spiegato così la ragione per cui ha ottenuto la maggioranza dei voti: “Gli italiani penso che abbiano in testa sia l’esigenza di cambiamento sia di rassicurazione. Quando ho parlato di papa Giovanni – ha detto – era un inno a un certo riformismo, rendere l’idea di certo cambiamento: lui i cambiamenti li ha fatti sul serio, senza bisogno di avere un nemico e sempre trasmettendo serenità e sicurezza”. Renzi, invece, si è proiettato sull’appuntamento di domenica. Rilanciando la sfida: “Credo che chi crede che il centrosinistra ha fatto bene in questi anni faccia molto bene a scegliere Bersani, chi vuole cambiare sceglie noi. Chi si accontenta di come sono andate le cose sceglie Bersani. Sarà un grande derby tra usato sicuro e innovazione“. Il sindaco di Firenze spiega di voler intercettare i voti del segretario Pd: “Sono convinto che siamo in grado di spostare una parte dei voti di Bersani, voglio andarli a prendere. Tabacci, Puppato e Vendola con cui colmare la distanza di 250 mila voti”.

Buona parte delle dichiarazioni di Renzi e Bersani si sono concentrate sui voti di Vendola. Il leader di Sel dimostra una maggiore predisposizione per Bersani, ma avverte: “Vogliamo sentire profumo di sinistra. E il segretario deve convincere i cinquecentomila che mi hanno scelto, non me”. Renzi, in realtà, non si arrende:  “Vendola si è impegnato a non farmi vincere: questo non significa che il travaso dei suoi voti vada tutto su Bersani. La maggior parte del voto di Vendola è d’opinione e noi su gran parte di esso abbiamo grandi possibilità”. Bersani, invece, parla di dialogo possibile: “Nichi era i condizioni difficili ma il risultato è degno di nota. Alcuni temi, alcuni valori, sono comuni. Credo che con i suoi elettori sia possibile un dialogo, senza accordicchi, con serietà, perché io e Vendola siamo fatti così”.