Politica

Idv e la ‘polizza anti voltagabbana’: 100mila euro di multa a chi se ne va

Nel 2010 Di Pietro fece firmare a tutti i candidati ai consigli regionali un 'contratto' che prevedeva forti penali per chi abbandonava il partito in favore di altri movimenti politici. L'obiettivo era evitare nuovi casi Scilipoti: ora diventa un'arma contro chi vuole andare con Donadi

Prima di seguire Massimo Donadi e Nello Formisano nell’avventura dei “Moderati e riformisti per il centrosinistra”, i consiglieri regionali di Italia dei Valori ci penseranno non una o due volte, ma centomila volte. Perché il rischio è per l’appunto quello di pagare 100mila euro. Di penale. Una cifra consistente, conseguenza della ‘polizza antivoltagabbana’ che Antonio Di Pietro elaborò nel 2010 per difendersi dal pericolo di imbarcare nuovi Sergio De Gregorio nel suo partito e tamponare il fenomeno dei cambi di casacca. Un documento riservato e sconosciuto al pubblico, che il fattoquotidiano.it è in grado di mostrare. L’ex pm di Mani Pulite lo fece firmare a tutti i candidati ai consigli regionali dello stivale. Tre pagine dal titolo inequivocabile: “Promessa di pagamento”. Da firmare obbligatoriamente per ottenere il posto in lista Idv e riassumibile così: una volta eletto e superstipendiato, il consigliere regionale dipietrista deve corrispondere al partito 1500 euro al mese, che salgono a 3500 se non rinnovi la tessera Idv, lasci il gruppo consiliare e aderisci al gruppo di un altro partito. Il contrattino indica l’Iban da utilizzare per bonificare gli importi entro i primi cinque giorni del mese: corrisponde a un conto corrente presso la sede di Bergamo del Credito Bergamasco spa. E’ il conto della tesoreria nazionale di Idv.

 

L’articolo 5 indica la mazzata alla quale si va incontro se non si mantengono i patti: “In caso di inadempimento… il promittente (l’eletto, ndr) è tenuto a pagare a titolo di penale la somma di euro 100.000 (centomila) ai sensi dell’articolo 1382 del codice civile“. Servirà a ridurre al minimo per Idv l’emorragia della scissione in atto? Chissà. Comunque adesso i consiglieri regionali interessati al progetto Donadi-Formisano hanno un po’ paura. Di dover pagare caro l’eventuale addio al partito. Assai caro. Un fattore da tenere presente nel dibattito interno. A cominciare dalla Campania, dove Formisano ha ricoperto per più di un lustro il ruolo di coordinatore regionale di Idv e dove sarebbe in qualche modo normale attendersi un esodo consistente di dipietristi verso la nuova formazione politica.

Nelle scorse ore l’agenzia Il Velino, con ottime entrature nel Palazzo del Centro Direzionale di Napoli, ha dato per molto probabile l’addio ad Idv del consigliere regionale Nicola Marrazzo, componente dell’ufficio di presidenza del consiglio. E ieri mattina i quotidiani casertani hanno pubblicato che anche il capogruppo di Idv, Edoardo Giordano, stava meditando lo stesso passo. In Regione Campania Idv ha eletto quattro consiglieri. Il terzo, Anita Sala, è una fedelissima di Formisano e proviene dalla sua stessa città, Torre del Greco. Il quarto, Dario Barbirotti, salernitano, ha lasciato Idv qualche giorno fa protestando per la scarsa solidarietà ricevuta dopo essere stato raggiunto da un avviso concluse indagini per peculato nell’ambito di una inchiesta sulla malagestione del Consorzio Rifiuti di Salerno, del quale fu presidente negli anni scorsi in quota Ds. In pratica, Idv rischia di scomparire dall’assemblea legislativa campana. Però la sede centrale del partito potrebbe incassare un sacco di soldi.

Il contratto anti-trasformismo è stato già applicato una volta. Nel gennaio 2011 Idv ha fatto partire un’azione risarcitoria ai danni di Giacomo Olivieri, consigliere regionale della Puglia, accusato di aver lasciato Idv dopo le elezioni. Nei confronti del politico pugliese il Tribunale di Roma – indicato dalle parti come competente di eventuali controversie – emise un decreto ingiuntivo di 24.500 euro, al quale Olivieri si oppose. Chissà se il precedente, che non ebbe molta eco, funzionerà come deterrente verso quei consiglieri regionali che già pensavano di sposare la causa politica di Donadi e Formisano. Peccato per Di Pietro non averci pensato prima, quando nel 2008 compose le liste bloccate per il Parlamento. Peraltro nel 2010, quando l’ex pm maturò l’idea della ‘promessa di pagamento’ per i suoi candidati, Razzi e Scilipoti erano due deputati considerati tra i più fedeli alla linea. Sappiamo come è andata a finire.