Politica

Pdl, dopo il discorso di Berlusconi partito in crisi di nervi: “Ci siamo fatti del male”

Il discorso di ieri dell'ex premier ha lasciato spiazzati in molti tra le file del partito. Napoli: "Così si ammazzano le primarie, in questo modo non vinceremo mai più"

Sorpresi. Spiazzati. Persino impauriti. Lo “sfogo” di Berlusconi, come lo ha chiamato, con grande indulgenza, Osvaldo Napoli, ha lasciato le file pidielline sconcertate e confuse. Indulgenza, a dire il vero, che è durata poco. Lo stesso Napoli, in una intervista a Libero, si è lasciato andare ad una analisi ben più critica: “Berlusconi si è fatto del male con le sue parole” perché “dopo quello che ha detto i moderati non verranno più con noi e così non vinceremo mai più le elezioni. Berlusconi  – ha aggiunto Napoli – ha già stretto l’accordo con la Lega, con quello che ha detto l’area moderata ce la sogniamo”, ha “ammazzato le primarie e Alfano”, spiega ancora il deputato del Pdl. La stragrande maggioranza del Pdl la pensa come me, “l’ottanta per cento del partito sta con Alfano” e Berlusconi rappresenta “la minoranza del partito”.

La frase, “resto il presidente del mio movimento” con la quale il Cavaliere ha voluto riprendersi la centralità del Pdl annunciando “una cosa che non aveva mai fatto – racconta un suo fedelissimo – cioè l’intenzione di lanciare una battaglia politica fatta di punti come manifesto elettorale”, ha lasciato a dir poco perplessi. Perché Berlusconi è sembrato parlare al Pdl come a un soggetto terzo, qualcosa di “altro da sé”; in un’ora di monologo, non ha mai pronunciato la parola. “Fino a oggi – ecco la spiegazione di chi gli sta accanto – Berlusconi ha sempre gestito; prima le aziende, poi il partito, quindi il governo. Una battaglia politica non l’ha mai fatta, ora invece lo annuncia: siamo davanti a una novità assoluta, di cui ignoriamo le conseguenze”.

Che, certamente, ci saranno a breve. A partire dal governo. “Il timore di molti – prosegue il fedelissimo – è che ci possa chiedere di non votare la fiducia a Monti sul decreto Stabilità; i filo montiani se ne andrebbero, sarebbe scissione”. C’è una cosa, però, che tutti hanno capito. Che il Cavaliere si è ripreso il partito, depotenziando totalmente la portata del rinnovamento delle primarie; anche se si celebreranno, resteranno un puro esercizio politico di propaganda. Berlusconi continuerà a essere il perno ineludibile del Pdl, anche se serpeggia la convinzione che altro bolla in pentola. Come una lista Berlusconi (Il Foglio parla di una lista Berlusconi-Sallusti). Daniela Santanchè ha dato un assaggio: “Alfano valuti di dimettersi da segretario del Pdl visto che la sua linea politica è stata sconfessata dal presidente e fondatore del partito”. Forse la possibile sconfitta delle elezioni in Sicilia farà il resto, ma di fatto Alfano ora è un’anatra zoppa, per quanto il partito si stringa intorno a lui.

E’ ancora Osvaldo Napoli a dare il senso delle tensioni: “Ma chi è la signora Santanchè per chiedere le dimissioni di Alfano a meno di dodici ore dall’apertura delle urne in Sicilia? Dove e da chi è stata eletta? La signora Santanchè è stata una traditrice della prima ora del Pdl, dove è entrata e uscita come dalla porta girevole di un albergo”. Le fiamme nel Pdl, dunque, volano già alte. Ma è soprattutto la sconfessione di Monti a preoccupare. È un elemento che “rende più complicata la riunificazione dei moderati”, dice la Bertolini, una questione “che ora deve essere prioritaria, invece di mettere in discussione la sopravvivenza dell’esecutivo”, ha aggiunto Cicchitto. Pezzi di partito, insomma, già si scollano.

Ancora più chiaro l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini: “Sfiduciare Monti? Ora il presidente è coinvolto da sentimenti forti molto negativi, ma sono sicuro che non potrà ignorare i due eventuali effetti devastanti di una decisione di questo genere: si vanificherebbe agli occhi del Paese e della comunità internazionale il gesto di responsabilità che Berlusconi ha fatto lasciando palazzo Chigi e di cui ha rivendicato il significato. E poi Berlusconi sa bene che non è questo il bene dell’Italia”. Intervistato dal Mattino, Frattini aggiunge: “Sulle primarie finora la riflessione di Alfano ha rappresentato la sintesi giusta, nel dialogo con gli altri moderati come nei rilievi mossi al governo, Bersani ha dimostrato molta più durezza nei confronti dell’agenda Monti – prosegue l’esponente del Pdl- per il resto vedo espressioni che sono destinate a restare minoritarie. E non vedo rischi di scissione: le regole della democrazia sono queste: si vota poi si porta avanti uniti la battaglia. L’obiettivo resta quello di favorire la ‘casa dei moderati’: in questo senso proseguono i nostri sforzi di dialogo con Montezemolo, con Casini e con quanti si riconoscono nel popolarismo europeo”. 

Maretta alta anche in casa degli ex An. Andrea Augello è salito sulle barricate: “Esprimo il mio dissenso più radicale, per le prossime elezioni primarie c’è bisogno di una proposta che tolga dal campo del futuro del centrodestra l’idea che si possa, su questione di grande rilevo come le alleanze, le grandi scelte di politica economica e di coesione europea, oscillare come pendoli, condannandosi all’isolamento; i nostri elettori non capiscono più nulla”. Non solo loro. Gianni Alemanno, concretamente, ha tirato un sospiro di sollievo sul fatto che non sono state “annullate le primarie”. Mentre Maurizio Gasparri spiega: “Si aspettavano tutti che Berlusconi dicesse che casomai ridiscendeva in campo come candidato premier”.

da Il Fatto Quotidiano di domenica 28 ottobre 2012. Aggiornato da redazione Web alle 11.43