Politica

Berlusconi, tra Machiavelli e farsa

Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me”. Lo ha detto Silvio Berlusconi proprio dopo il suo finto addio di pochi giorni fa. “Conseguenze ci saranno senz’altro. Io mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri non capiti quello che sta capitando a me”. Lo ha detto al Tg5 Silvio Berlusconi parlando della sentenza che lo ha condannato per la vicenda dei diritti tv.
E’ incredibile che nella sentenza si parli di ”naturale capacità a delinquere”. Segue l’affondo narcisista ed egocentrico sui suoi successi: il Cavaliere elogia la sua capacità imprenditoriale ”fino ad avere quasi 56mila collaboratori”, il ”mio gruppo è uno dei primissimi contribuenti”, ”l’unico – ha rimarcato – ad aver presieduto per tre volte il G8″, ”sono padre di cinque figli, nonno di sei nipoti e sono incensurato. E’ incredibile parlare di naturale capacità a delinquere”.
La farsa continua: con un incredibile voltafaccia, cui siamo abituati, il Cavaliere minaccia di tornare in politica (sempre costretto, ovviamente). Il suo addio non è durato: la sentenza per i diritti tv Mediaset che ha condannato Berlusconi a 4 anni di carcere e 3 di interdizione dai pubblici uffici, dimostra che il suo addio era dunque premeditato e funzionale a farlo risalire nei sondaggi. Un vero e proprio gioco mediatico di distorsione della realtà volto a minimizzare la sentenza e ad avere una scusa mediatica per restare in politica. Tutto calcolato il suo addio? Esiste una disfunzione della personalità chiamata sindrome machiavellica.
Scopriamo di cosa si tratta. Il machiavellismo è una dimensione della personalità, gli individui machiavellici hanno le seguenti caratteristiche:
La condotta machiavellica è caratterizzata da 3 aspetti prevalenti: 
a) l’impiego di strategie di manipolazione degli altri come l’inganno, il raggiro, la truffa; 
b) la percezione cinica degli altri come persone deboli, inaffidabili, ingenue e creduloni; 
c) una indifferenza di fondo verso le regole convenzionali di moralità nei propri pensieri e azioni. 
Con tale impostazione di personalità i soggetti machiavellici sono in grado di mentire guardando spesso l’interlocutore, mostrandosi sinceri e affidabili, rimanendo tranquilli e inventandosi bugie credibili e logicamente coerenti. Questi soggetti si ritengono abili nell’influenzare gli altri che non stimano e sono pronti a strumentalizzarli per raggiungere scopi personali. 
Esiste un test atto a misurare tale propensione al machiavellismo: PPI-R – Pychopatic Personality Inventory – Revised.
“Il PPI-R si focalizza sulla valutazione dei tratti di personalità del soggetto attraverso l’indagine di quei comportamenti e di quelle peculiarità cognitive, emotive e percettive che si intrecciano e costituiscono un corpus caratteristico nella psicopatia. Lo strumento permette di disporre di un profilo ad ampio spettro del soggetto capace di fornire al clinico delle preziose linee-guida per orientare le scelte diagnostiche ed è applicabile a svariati campioni, somministrabile per fini sia forensi sia clinici”.
Secondo questo test, l’egocentrismo machiavellico misura la propensione a manipolare gli altri per obiettivi personali e una visione cinica, severa e strumentale della natura umana.