Politica

Maroni: “Se Pdl e Lega divisi al voto si perde”. Formigoni: “Voto nel 2012”

Solo una settimana fa la Lega sembrava pronta a staccare la spina alla giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni. Poi l'ipotesi di un effetto domino sulle regioni governate dal Carroccio con l'appoggio del Pdl, Veneto e Piemonte, avevano riportato le camice verdi a più miti propositi

Solo una settimana fa la Lega sembrava pronta a staccare la spina alla giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni, nuovamente privata di un assessore finito in manette. Poi l’ipotesi di un effetto domino sulle regioni governate dal Carroccio con l’appoggio del Pdl, Veneto e Piemonte, avevano riportato le camice verdi a più miti propositi. Il consiglio federale aveva poi deciso che no, Formigoni doveva andare avanti visto che la giunta sarebbe stata azzerata. Il segretario regionale Matteo Salvini, però, già il giorno dopo si era messo sul piede di guerra e Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno, giurava di sentirsi onorato di diventare governatore. Pronto quindi a candidarsi. Anche il segretario Pdl, Angelino Alfano, prima di un vertice chiarificato aveva chiesto di rispettare l’alleanza. Ma oggi, mentre Salvini ipotizzava l’importazione del modello veneto in Lombardia proprio sotto la guida del segretario, Maroni rispondeva “Sì” alla seguente domanda: “Se Pdl e Lega si presentassero divisi alle regionali c’è il rischio sarebbe di consegnare la Lombardia al centrosinistra?” Parole che sembrano quasi una nuova apertura al Popolo della libertà. 

Maroni, al suo arrivo all’inaugurazione del Collegio universitario Carlo Cattaneo a Varese, ha anche ribadito l’intenzione della Lega di votare quando ci saranno le politiche, in aprile quindi. “E’ uno degli argomenti,  non buttare via 50 milioni di euro” evitando di accorpare regionali e politiche. C’è una legge dello scorso anno, approvata dal Governo Berlusconi, che dice che, dal 2012, quando ci sono le elezioni amministrative e nazionali, si fanno in un unico giorno”. Insomma nonostante Formigoni abbia annunciato lo scioglimento della giunta il prossimo 25 ottobre e la possibilità di voto il 16 o il 23 dicembre la Lega vuole attendere, come già Maroni aveva detto chiaramente ieri. Sui possibili sfidanti, tra cui l’ex sindaco dio Milano Gabriele Albertini, Maroni nicchia. “Non sto dietro al gossip: se si vogliono fare le primarie, si facciano, e chi vuole partecipare, partecipi”. ”Noi non poniamo condizioni, non chiediamo niente se non la disponibilità a discutere per continuare un’esperienza che è stata positiva. Siamo disposti a continuare, semplicemente abbiamo preso atto di una situazione. Vediamo se ci sono le condizioni per continuare. Io penso di sì, sono ottimista, perché l’esperienza di governo Lega-Pdl in Lombardia è un’esperienza di successo e sarebbe sciocco buttarla alle ortiche”. Ma anche il Celeste sembra puntare i piedi sulla data e gela l’ipotesi di elezioni ad aprile 2013: ”Caro Maroni, altro che election day! Per la Lombardia si vota nel 2012, per le politiche nel 2013“ scrive via Twitter. 

Questa mattina a Montecitorio c’era stata una colazione a sorpresa tra alcuni deputati ‘bossiani‘ e Maroni. Alla buvette di Montecitorio, il neo segretario del Carroccio si è intrattenuto con Marco Reguzzoni, ex capogruppo della Lega e considerato il suo nemico ‘numero uno’, e Paola Goisis, l’unica esponente del Carroccio che votò contro l’elezione di Maroni al congresso. Presenti anche i deputati Massimo Polledri ed Erica Rivolta. Poco prima, in Transatlantico, Maroni e il gruppetto di fedelissimi del Senatur si erano intrattenuti con Umberto Bossi e Manuela Dal Lago. Poi la colazione ristretta, inusuale tra esponenti dello stesso partito considerati però come separati in casa. Prove di dialogo in vista della corsa in Lombardia che richiede ora più che mai unità.

Eppure il segretario regionale questa mattina ha detto: “Ci candidiamo a guidare in prima persona la Regione Lombardia, dopo averla amministrata per 12 anni. Importiamo il modello veneto”. Durante la conferenza stampa per la presentazione della ‘gazebata‘ del 20 e 21 ottobre, l’iniziativa con cui il Carroccio chiederà ai lombardi il nome di chi vorrebbero alla guida della Regione. “Mentre Pd e Pdl litigano per le loro primarie regionali, noi le facciamo questo week end e per noi il nome che uscirà da questa consultazione sarà il nome della Lega” ha spiegato Salvini. Per il segretario regionale leghista, quello che attende il partito nel prossimo fine settimana sarà “un impegno massiccio, con un entusiasmo che non vedevamo da 15 anni”, dal referendum sull’autodeterminazione del 1996. Uno sforzo che mobiliterà 10 mila volontari, per allestire 1.700 banchetti in tutta la Lombardia, oltre alle 300 sezioni del partito. “L’obiettivo è di raccogliere almeno 100 mila firme” per i tre referendum (su euro, Imu e per mantenere sul territorio il 75% delle tasse) e altrettante indicazioni per le primarie. “Ci aspettiamo tanti leghisti, ma anche tanti non leghisti a votare alle nostre primarie”, ha proseguito Salvini che ha promesso di inviare un sms al sindaco di Milano Giuliano Pisapia per invitarlo a esprimersi in uno dei 61 gazebo in città. “Io voto Maroni”, ha quindi concluso, definendo il possibile plebiscito a favore del leader del Carroccio “più che un rischio, una possibilità per i cittadini lombardi”.