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Rappresentazione mediana da Serie A

Se la somma fa il totale, nell’ordine hanno ragione il Senatore Piero Longo, Ciro Ferrara, i Rangers (ultras) del Pescara e l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Prova? Un’illuminante esternazione su Report e alcune chicche dall’ultima italiota giornata di Serie A.

Su Rai 3 ha prima argomentato l’avvocato veneto del Pdl: “Il Parlamento dev’essere la rappresentazione mediana del popolo che rappresenta: perché dovrebbe essere migliore?” Cioè, io rubo, tu rubi e (per equazione logica!) in parlamento va rappresentata pure Ruby. Concetto chiaro, snello, semplice e facile. Perché nell’Italia del ‘fatta la legge e trovato l’inganno’, deve pur poter emergere il lato sommerso, sennò (e che cavolo!) che razza di Italia ‘rappresentativa mediana’ sarebbe?

E così, dagli scranni ai campi, nell’Europa pallonara (ce ne accorgiamo in gare internazionali) siamo rimasti gli unici a fregarcene persino dell’autorità dell’arbitro. Perché siamo rappresentativi, questione di mediana. Testualmente, regolamento Aia (associazione italiana arbitri), regola numero 5: “L’arbitro deve lasciare proseguire il giuoco fino a quando il pallone cessa di essere in giuoco se, a suo avviso, un calciatore è solo lievemente infortunato”. Sabato in Chievo Verona-Sampdoria: contrasto di gioco, blucerchiato Obiang a terra, l’arbitro Gervasoni non fischia fallo e dice di continuare. Gli ospiti si agitano, la punta scaligera Di Michele approfitta della papera del portiere Romero e segna il gol della vittoria. Regolarissimo, ma contestato tra le polemiche ‘longhiane’ di Ciro Ferrara: “99 su 100 gli avversari buttano via la palla, siamo capitati nella percentuale sbagliata, generalmente si butta via la palla”. E perché mai? Le regole le applica l’arbitro o l’arbitraria consuetudine mediana dei calciatori?

Altra perla ‘longhiana’ ieri a Pescara, alla faccia di Tessera del Tifoso (ops, Fidelity Card), biglietto nominativo, tornelli, filtraggi e pre-filtraggi: i tifosi della curva abruzzese (che ancora rivendicano tamburi e striscioni sottratti lestamente dai laziali in un lontano 1977) nei 90 minuti di gioco hanno esploso numerose bombe carta, gettando – nel secondo tempo – sulla pista d’atletica diversi fumogeni e materiale pirotecnico in rapida sequenza, senza che niente e nessuno – in primis Responsabile dell’ordine pubblico designato dal Ministero dell’Interno (chi è, costui?) e arbitro – ritenessero di sospendere Pescara-Lazio in base all’art. 64, comma 2, Noif (norme organizzative interne della Figc), che recita: “L’arbitro deve astenersi dal far iniziare o dal far proseguire la gara, quando si verifichino fatti o situazioni pregiudizievoli della incolumità, anche a seguito del lancio di oggetti, dell’uso di materiale pirotecnico di qualsiasi genere o di strumenti ed oggetti comunque idonei ad offendere”.  Domanda: regola o arbitraria interpretazione della rappresentatività mediana?

 

L’ultima nel derby meneghino: da calendario Milan-Inter, per cui rossoneri in casa (abbonamenti, servizio stadio e stewarding milanista) e nerazzurri in trasferta. Su quest’ultimi, cervellotiche regole (ancora loro!) dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive con l’Albo degli Striscioni in testa, cioè striscione in trasferta solo se vagliato, autorizzato e certificato dagli organi di pubblica sicurezza. Com’è andata a finire? Ha vinto l’Inter ma sull’apposito sito del Viminale (in aggiornamento!) ai suoi tifosi non risulta autorizzato alcuno striscione. Ma ieri sera, guarda caso, in Curva Nord c’erano proprio tutti, senza autorizzazione. Viva l’Itaglia degli optional e della rappresentazione mediana!