Giustizia & Impunità

Calabria, vedova Fortugno condannata per truffa, falso e abuso a due anni

Era imputata in qualità di ex vice direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Locri per una frode compiuta nell’estate 2005 ai danni dell’ente per forniture di materiale. ''Le accuse che mi sono state rivolte non sono vere” ha detto durante le dichiarazioni spontanee. Poi l'autosospensione

Truffa, falso e abuso. La deputata del Pd Maria Grazia Laganà è stata condannata a due anni  pena sospesa, dal Tribunale di Locri. La parlamentare, vedova di Franco Fortugno il vice presidente del Consiglio regionale calabrese ucciso a Locri il 16 ottobre 2005, era imputata in qualità di ex vice direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Locri per una truffa compiuta nell’estate 2005 ai danni dell’ente per forniture di materiale. Al momento della lettura della sentenza Laganà era in aula e nessun commento è stato rilasciato dai suoi legali. 

“Reputo doveroso autosospendermi da ogni incarico di partito, dal gruppo parlamentare e anche da iscritta del Partito Democratotico – fa sapere Laganà – Lo faccio per rispetto al Pd lo faccio per evitare qualsiasi speculazione politica ulteriore e lo faccio per avere ampia possibilità di difendere la mia rettitudine e la mia trasparenza professionale ed umana ancor prima che politica”. 

I giudici hanno condannato, a un anno e quattro mesi per falso e abuso, Pasquale Rappoccio, ex titolare della Medinex, la ditta fornitrice di materiale sanitario che avrebbe beneficiato degli appalti illeciti e l’ex dirigente dell’Asl di Locri, Maurizio Marchese. Assolti, invece, altri due ex dirigenti dell’Asl di Locri, Albina Micheletti e Nunzio Papa. Il pm Giuseppe Adornato, nella sua requisitoria, aveva chiesto la condanna di Maria Grazia Laganà a tre anni, quella di Marchese e Rappoccio a due anni e l’assoluzione di Papa e Micheletti. L’inchiesta che ha portato al processo concluso oggi, era stata avviata nel 2006 dopo la relazione del prefetto Basilone, nominato commissario all’Asl di Locri dopo allo scioglimento dell’Azienda disposto all’indomani dell’omicidio di Francesco Fortugno. 

”Le accuse che mi sono state rivolte non sono vere” aveva detto la deputata prima del verdetto facendo dichiarazioni spontanee. La donna ha sostenuto, in particolare, che non sono vere le accuse mosse nei suoi confronti dall’ex dirigente sanitaria dell’ospedale di Locri, Albina Micheletti, che ha riferito in aula di essere stata chiamata, nell’estate del 2005, dalla Laganà alla presenza di Fortugno, per parlarle di una fornitura per il pronto soccorso. La teste aveva anche detto che una volta constatata la quantità del materiale aveva fatto denuncia. “Non sono vere – ha detto stamani la Laganà – le accuse della Micheletti. Non l’ho costretta a fare quell’ordinativo. Io e mio marito non abbiamo mai avuto rapporti con lei né sul piano personale né su quello professionale. E non abbiamo avuto rapporti neanche con Pasquale Rappoccio che tra l’altro è di una parte politica distante dalla mia”. La deputata del Pd ha quindi parlato del marito per dire che “ha sempre pagato per gli alberghi nei quali alloggiava in occasione di convegni o di manifestazioni e come primario del pronto soccorso era una persona costante e seria sul lavoro. Come medico e come politico è stato anche autore di una serie di denunce sulla gestione della Asl di Locri che poi sono finite nel nulla”.