Politica

Corruzione, Giampaolino: “Resistenze alla realizzazione della legge”

Il presidente della Corte dei Conti è intervenuto a Courmayeur insieme al ministro della Giustizia Paola Severino e ha rilevato i progressi del ddl anticorruzione ma ha anche riconosciuto che, a causa della "complessità del sistema italiano", la normativa potrebbe incontrare ostacoli

“Se ricordiamo da dove si è partiti, si deve riconoscere che grandi passi avanti sono stati fatti”. Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, ha riconosciuto i progressi fatti sul ddl anticorruzione durante il convegno ‘Riciclaggio e corruzione: prevenzione e controllo tra fonti interne e internazionali’ (organizzato dal Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale e dalla Fondazione Courmayeur, in collaborazione con la Fondazione Crt) a Courmayeur insieme anche al ministro della giustizia, Paola Severino. Il Guardasigilli ha spiegato che il ddl è prossimo alla meta.“Sto ancora studiando gli emendamenti – ha aggiunto il ministro – e valutando se emergono suggerimenti utili”.

Secondo Giampaolino, “un composito disegno di complessa organizzazione, di rilevante attività procedimentale, di provvista degli uffici e dei modi di essere di questi, è stato normativamente previsto”, ha aggiunto Giampaolino. Eppure, in caso di approvazione, ci potrebbero essere in Italia delle ‘resistenze’ nella “realizzazione del disegno legislativo” che derivano dalla “complessità del nostro sistema”. Per lui i ”passi in avanti” consistono, tra gli altri, nell’aver introdotto “alcuni reati taluni dei quali sono oggetto di vive discussioni politiche e dottrinali”. Giampaolino ha fornito sul ddl il proprio contributo in due audizioni al Senato e alla Camera: in entrambe le occasioni ho avuto modo di rilevare, con compiacimento, che l’approccio alla problematica, diversamente da quanto operato in passato, non è di impostazione prevalentemente penalistica, come pure era nella tradizione del nostro ordinamento. Questa volta, l’approccio è stato di ordine amministrativo, di rimedi, vale a dire organizzativi e procedimentali”. Secondo il presidente i “rimedi” previsti dal ddl sono “finalizzati a prevenire o a evidenziare la patologia, dunque più efficienti, mentre il momento sanzionatorio che di norma è successivo, spesso, nel campo della corruzione, non genera un effetto coercitivo tale da ridurne le dimensioni”.