Politica

Ornaghi e il Consiglio dei Beni culturali: “A sua immagine lo creò”

Lorenzo Ornaghi – uno scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese – diventa ministro per i Beni culturali in un governo tecnico.

Quando il suo governo tecnico taglia i consulenti tecnici di quel ministero eminentemente tecnico, cosa fa quel ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese? Tace.

Alcuni di quei consulenti tagliati avrebbero dovuto comporre il Consiglio Superiore dei Beni culturali: un organo importante, che avrebbe dovuto guidare il ministro scienziato della politica in un territorio che non conosce.

Ma il ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese non si perde d’animo. E nomina l’altra metà del Consiglio.

E chi nomina, quel ministro scienziato della politica rettore di un’università privata, Cattolica e milanese? Nomina:
1) Una professoressa emerita di Scienze politiche (Gloria Pirzio Ammassari);
2) il rettore dell’università di Milano (lo storico contemporaneo Enrico Decleva);
3) il rettore di un’università privata, il Suor Orsola Benincasa di Napoli (il filosofo del diritto Francesco De Sanctis: no, non quello…);
4) il preside della facoltà di Psicologia dell’università Cattolica (Albino Claudio Bosio, docente di Piscologia del marketing: proprio quel che ci vuole per ‘valorizzare’ il nostro patrimonio!), di cui egli stesso è rettore.

Infine, nomina anche uno storico dell’arte: e meno male, direte voi. Sì, ma quello storico dell’arte (Antonio Paolucci) è anche il direttore dei Musei Vaticani: un dipendente di un altro Stato, e uno che ha nel curriculum delizie come l’idea di far acquistare allo Stato (quello italiano, ovviamente: i preti col cavolo che li freghi) il finto crocifisso di Michelangelo, o quella di regalare alla Curia di Firenze diciassette miliardi di vecchie lire per una collezione d’arte che era già vincolata alla pubblica fruizione.

La tutela del patrimonio storico e artistico e del paesaggio della nazione è da oggi affidata a queste salde competenze, a questa eletta meritocrazia, a questa magnifica succursale della conferenza dei rettori, a questo piissimo stuolo di accademici milanesi. A questo punto, Ornaghi può dimettersi dalla carica di rettore della Cattolica: se l’è portata tutta a Roma, non gli mancherà.

Doveva esserci un punto dell’Agenda Monti che mi era sfuggito: ‘Risolvere il problema del patrimonio artistico. Per sempre’.

Fatto.