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Film Maometto, assediata moschea a Tunisi per blitz contro salafiti

Il leader salafita Abu Iyadh è riuscito a fuggire dopo che la polizia ha cercato di arrestarlo mentre era nel tempio di preghiera di El Fath, al centro della capitale. Dal Libano è intervenuto il leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah, per un discorso contro il film blasfemo. Intanto non cessano le manifestazioni nel mondo islamico

Il leader salafita  Abu Iyadh è fuggito dalla moschea di El Fath a Tunisi prima dell’assedio della Polizia. L’operazione è durata diverse ore e ha visto l’arresto di una decina di persone, ma non del leader Iyadh, ritenuto tra gli organizzatori degli scontri scoppiati venerdì nei pressi dell’ambasciata americana a Tunisi, dove era in corso una protesta per il film ‘blasfemo’ su Maometto prodotto negli Usa. Dal Libano, il leader degli Hezbollah Hasan Nasrallah è apparso in pubblico oggi a Beirut, in una rarissima apparizione, affermando che “le proteste continueranno finché il film non verrà ritirato da Internet”, aggiungendo rivolto a Maometto: “Ti offriamo noi stessi, il nostro sangue e la nostra famiglia per amore della tua dignità e del tuo onore”. La manifestazione, davanti a una folla riunita, è avvenuta a causa delle rivolte nel mondo islamico e il giorno dopo della fine della visita del Papa in Libano. Le proteste e gli scontri intanto continuano in tutto il mondo, da Sumatra a Kabul, fino al Pakistan dove c’è stata anche una vittima a causa di uno scontro a fuoco con la polizia. Nonostante ciò, il gruppo di estrema destra Pro Deutschland ha comunicato di voler proiettare il film.

L’ASSEDIO ALLA MOSCHEA CONTINUA – Vista la tensione che sta montando, una eventuale decisione degli agenti di fare irruzione nella moschea potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Sfidando la polizia, che già presidiava la zona, Abou Iyadh è arrivato nella moschea, dove ha parlato, intorno alle 13:30 locali (le 14:30 in Italia), a bordo di una motocicletta, scortato da decine di salafiti, a bordo di mezzi dello stesso tipo. Nell’infuocato discorso che hatenuto nella moschea di El Fath, già circondata dalla polizia, e che è stato in parte trasmesso sui social network dal movimento salafita Ansar Al Sharja, lo sceicco Abou Iyadh si è scagliato contro il ministro degli Interni, Ali Laarayedh, chiedendogli di dimettersi, “come sarebbe accaduto in qualsiasi altro Paese civile”, per quanto accaduto vederdì all’ambasciata americana. Laraayedh è uno degli esponenti di punta del partito confessionale Ennahdha, al potere. Pur chiedendo ai suoi seguaci di mantenere la calma, l’esponente salafita ha chiesto loro di scagliarsi contro chi attenta al sacro. Abou Iyadh ha anche accusato i partiti tunisini laici di usare i salafiti come pretesto per portare avanti le loro mire politiche.

Si rincorrono intanto voci contrastanti sulla sorte dello sceicco salafita. Secondo alcuni (radio Shems) ci sarebbe una trattativa per una “resa” concordata del salafita, secondo altri (il sito African Manager), Abou Iyadh sarebbe già in mano alla Brigata anti-terrorismo. Nel frattempo per il passaparola sui social network, si sono creati dei gruppi, sempre più numerosi, che si sono messi in cammino verso la moschea di El Fath che è situata nel centro cittadino, vicino ad una importante stazione e a edifici sedi di uffici pubblici e ministeri. Kram e Cité Ettadhamen sono due delle zone della ‘Grand Tunis’ dove viene segnalata una forte concentrazione di salafiti che intendono correre in soccorso dei loro confratelli bloccati dentro e davanti alla moschea.

INCIDENTI E MANIFESTAZIONI PROSEGUONO NEL MONDO ISLAMICO – Circa 30 persone sono state arrestate e poi rilasciate a Bakù, in Azerbaigian. Bandiere Usa e di Israele sono state date alle fiamme nella città meridionale di Marawi, nelle Filippine, durante una manifestazione di protesta inscenata da circa 3 mila musulmani. Nel nord-ovest del Pakistan un manifestante è morto e altre due persone sono rimaste ferite in uno scontro a fuoco con la polizia. La sparatoria è avvenuta dopo che che una folla di 800 persone aveva assaltato un commissariato, la casa di un magistrato e il locale circolo della stampa a Warai, nel distretto di Upper Dir della provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Una quarantina di poliziotti sono rimasti feriti negli scontri scoppiati vicino a una base Usa a Kabul. La protesta si è svolta lungo Jalalabad Road, nella parte orientale di Kabul, dove si trova la base americana di Camp Phoenix e una base della Nato. Una manifestazione davanti all’ambasciata Usa di Giacarta è stata dispersa dalle forze dell’ordine indonesiane. La protesta, inizialmente pacifica, è diventata violenta quando i militanti del Fronte dei difensori dell’Islam e del Foro popolare islamico, due organizzazioni integraliste, si sono uniti ai dimostranti iniziando a lanciare oggetti e pietre contro gli agenti delle unità anti sommossa. Un’altra protesta si è svolta davanti al consolato Usa di Medan, capitale della provincia di Sumatra del nord. Centinaia di studenti sono scesi in piazza a Sanaa, in Yemen, per chiedere l’espulsione dell’ambasciatore statunitense e per contestare l’arrivo nel Paese di un contingente di 50 marines che dovranno proteggere le sedi diplomatiche Usa. 

GRUPPO ESTREMA DESTRA TEDESCO PUBBLICA TRAILER FILM – La formazione Pro Deutschland, che già aveva scatenato le reazioni dei musulmani con la pubblicazione di alcune caricature del profeta dell’Islam, ha pubblicato sul suo sito web il controverso trailer del film. Il video è stato poi rimosso dalla pagina web, perchè, ha sostenuto Manfred Mouhs, presidente del gruppo, di trattava solo d”un’anteprima” della pellicola. Pro Deutschland ha già annunciato di voler proiettare il controverso film in versione integrale a Berlino all’inizio o alla fine di novembre. Le autorità tedesche stanno valutando le vie legali per bloccare la visione pubblica del film. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, oggi ha sottolineato che il governo tedesco sta decidendo se la proiezione del film in Germania possa costituire un pericolo per la sicurezza nazionale. E ha lanciato un appello “per una pacifica coesistenza delle religioni, in Germania e nel mondo”.