Emilia Romagna

Ragazzina annega nel fiume Reno. Indagata la madre

La tragedia sabato scorso alle porte di Bologna dove l'anno scorso era già deceduto un altro uomo. Rispetto alla spiaggetta della morte il pm sta cercando di capire se l'autorità che doveva vigilare fosse la Regione, la Provincia o il Comune

Una ragazzina di 14 anni è morta sabato scorso, annegata nel fiume Reno, sotto al Pontelungo; luogo adatto a sfuggire le afose giornate estive, soprattutto per chi non ha i soldi per andare al mare. Beatrice Benedicte aveva 14 anni. Era arrivata dall’India solo il 10 agosto, dopo che la madre era riuscita ad ottenere il ricongiungimento familiare. Stava giocando sulla riva del fiume assieme al fratello di dodici anni, e mentre camminavano per raggiungere un isolotto sono scivolati in una buca profonda due metri e mezzo.

La corrente ha fatto il resto. Beatrice, che non sapeva nuotare, è stata infatti risucchiata e a nulla è servito il tentativo della madre di tuffarsi per salvare la figlia. Anzi, anche la donna si è trovata in difficoltà nella acque del fiume, lei e il figlio sono stati salvati da un giovane kossovaro residente a Casalecchio di Reno.

In quello stesso tratto di fiume, lo scorso anno, aveva perso la vita un operaio marocchino di 43 anni, Ahmed Saber. E dopo l’apertura di un’inchiesta (ancora in corso e contro ignoti) si era deciso di correre ai ripari mettendo i cartelli di divieto.

Il pubblico ministero della procura di Bologna, Augusto Borghini, ha aperto un nuovo fascicolo contro ignoti, per la morte della quattordicenne: morte come conseguenza di altro reato. Ma ora l’ipotesi è cambiata: omicidio colposo e la madre della quattordicenne risulta indagata, con la possibilità di conseguenza di partecipare con un proprio consulente all’autopsia sul corpo dell’adolescente, che verrà disposta giovedì.

Il pubblico ministero ha inoltre posto la sua attenzione sui profili di competenza sulla spiaggetta di via del Triumvirato. Infatti, dopo la morte del 28 agosto dello scorso anno, il Comune di Bologna ha emanato un’ordinanza nella quale si stabilisce il divieto di balneazione, ma lo fa a tutela della salute, cioè individuando quel tratto di spiaggia pericoloso per l’inquinamento e non per possibilità di annegamento.

La competenza, infatti, è in questi casi della Regione, così come previsto dalla legge. Ma con una delega la competenza è stata demandata alla Provincia, che individua le zone e lascia l’effettiva attuazione al Comune. Che in questo caso avrebbe agito proprio con quell’ordinanza, quanto mai esplicita. Ed ora i magistrati stanno valutando anche se la cautela posta dal Comune sia proporzionale al pericolo concreto in quel fiume. Basta un cartello? O servirebbero recinzioni?

Intanto il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha dichiarato che “saranno svolti tutti gli accertamenti del caso, ma l’invito comunque è quello di essere prudenti e di rispettare i divieti di balneazione”.