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Presidenziali Usa, l’uragano Isaac fa slittare la convention repubblicana a Tampa

L'inizio della festa che servirà a far entrare nel cuore degli americani lo sfidante di Obama, Mitt Romney - considerato un businessman freddo e poco comunicativo - è stata rimandata di un giorno a causa delle condizioni atmosferiche. E non è detto che non basti

Tampa – Doveva essere l’occasione per trasmettere un’immagine calda, disponibile, persino affettuosa del candidato Romney. L’uragano Isaac, che sta per abbattersi con venti e piogge violentissime sulla Florida sud-occidentale, ha però in parte rovinato la festa repubblicana, costringendo gli organizzatori a rimandare di un giorno l’apertura effettiva della Convention di Tampa. “La nostra priorità è garantire la sicurezza di delegati, ospiti, membri dei media”, ha spiegato Reince Priebus, chairman del Republican National Committee. E’ stata soprattutto la difficoltà ad assicurare il trasferimento di centinaia di delegati – in un’area che subirà probabili allegamenti – a consigliare la cancellazione della prima giornata. La Convention dovrebbe dunque aprirsi martedì, anche se gli organizzatori lasciano aperta la possibilità di ulteriori aggiustamenti del programma, “sulla base dell’evoluzione delle condizioni atmosferiche”. Nel pacco dono che i delegati trovano sul letto dell’albergo è stato intanto inserito un ombrello. Potrebbe essere l’oggetto più ricercato delle prossime ore.

A parte l’incognita Isaac, tutto è comunque (quasi) pronto, in città e al Tampa Bay Times Forum, per accogliere le migliaia di ospiti e giornalisti . Il colpo d’occhio è particolarmente potente proprio nell’enorme sala del Forum, con 13 altissimi schermi montati su un palcoscenico che degrada dolcemente verso la platea. La scenografia, concepita da alcuni designers di Broadway, è costata 2,5 milioni di dollari e dovrebbe, con il suo mix di legno scuro, vetro e acciaio, convogliare un’immagine il più possibile affabile di Romney. “Vogliamo che la sala assomigli a un salotto di casa”, dicono gli organizzatori, che sperano così di far dimenticare il Romney freddo businessman che porta i suoi soldi alle Cayman. Il candidato repubblicano parlerà invece proprio da un “salotto”. Entrerà, attraverso la televisione, nei salotti di altri milioni di americani, cercando di convincerli della bontà della sua ricetta, soprattutto economica.

L’attenzione ai dettagli è del resto comprensibile. Romney si gioca molto nei quattro giorni di Convention. Molti americani avranno modo di conoscerlo in questa occasione per la prima volta. Romney dovrà trasmettere l’immagine di un candidato preparato, capace di superare le origini “patrizie” per sentire davvero bisogni e paure dell’americano medio. Dovrà dimostrare di essere culturalmente non succube del vice Paul Ryan e dei conservatori, che hanno dettato il documento- piattaforma della Convention – soprattutto in tema di aborto, immigrazione, unioni civili – che rimane non vincolante ma che rischia di trascinare il candidato troppo a destra.

Il compito di raccontare il lato più “emotivo” di Romney verrà svolto dalla moglie Ann, che parlerà dal podio della Convention martedì sera. E altra emozione trasuderà con ogni probabilità da una serie di video su vita e opere dell’ex-governatore del Massachusetts trasmessi dai maxi-schermi (uno sarà dedicato esclusivamente alla sua fede mormone. La campagna di Romney ha infatti deciso di parlare apertamente di religione, altro elemento che dovrebbe avvicinarlo alla maggioranza degli americani). Al candidato toccherà poi riassumere tutto – proposta politica, calore comunicativo, senso di leadership – nel discorso conclusivo di giovedì, su cui Stuart Stevens e gli altri consulenti “per il messaggio” stanno ancora lavorando. Sarà un discorso importantissimo. Romney è conosciuto per le non brillanti doti oratorie. Un discorso piatto e noioso in prime televisivo, di fronte a milioni di telespettatori, potrebbe rivelarsi disastroso. Un intervento forte, capace di energizzare base ed elettori, potrebbe fargli fare un salto nei consensi (l’ultimo sondaggio CNN dà Obama e Romney molto vicini, 49 contro 47, nelle intenzioni di voto dei probabili elettori).

Da tenere d’occhio, nei quattro giorni di Convention, è anche la lista di chi sarà, o non sarà, a Tampa. Di chi salirà, o non salirà, sul palcoscenico del Forum. Le luci della ribalta dovrebbero toccare martedì a Ted Cruz del Texas e Marco Rubio della Florida, eccellenti oratori e astri nascenti di un partito repubblicano più multietnico rispetto al passato. Mercoledì sarà sicuramente la serata di Condoleeza Rice, l’ex-segretario di stato di George W. Bush che a Tampa torna alla politica attiva con un intervento su “valori e promesse americane”. La parte del leone verrà però probabilmente recitata da Chris Christie, il governatore del New Jersey scelto per tenere il keynote speech della Convention, il discorso programmatico che lo dovrebbe lanciare definitivamente sulla scena politica nazionale, rafforzando la sua ambizione di essere il candidato repubblicano del 2016. Non saranno invece a Tampa, salvo sorprese dell’ultima ora, né Sarah Palin, ormai un “cane sciolto” spesso in disaccordo con i vertici del partito, né Todd Akin, ormai presenza imbarazzante dopo i commenti sullo “stupro legittimo” (ma Akin non scompare dalla geografia politica repubblicana. Anzi. Non ha ritirato la sua candidatura al Senato in Missouri e il reverendo Mike Huckabee lo sta aiutando a raccogliere i consensi tra i battisti del Sud).

Sarà a Tampa, ma tra il pubblico, Ron Paul, il candidato libertario che aveva promesso una “rivoluzione” ma che si è dovuto accontentare di molto meno. Per acquietare i suoi delegati e sostenitori, che comunque terranno un rally domenica pomeriggio, Paul si è visto offrire una commissione di studio sul ritorno della convertibilità del dollaro in oro e qualche generica allusione a una possibile verifica interna alla Federal Reserve. Decisivo, secondo alcuni, è stato l’inserimento di Rand, figlio prediletto di Ron, tra coloro che parleranno in prime time televisivo dal podio della Convention.

Presenza decisiva ma defilata a Tampa saranno soprattutto Sheldon Adelson, David Koch, Art Pope e gli altri miliardari che in queste settimane stanno lautamente rimpinguando le casse dei repubblicani. La campagna di Romney li ha sistemati in due hotel sul mare, il Westin Tampa e il Marriot Renaissance. Al Forum potranno godere di una lounge vip, allietata dalla musica live degli Oakridge Boys e di Don Felder, ex-chitarrista di The Eagles. E chi tra loro dona più di 250 mila dollari avrà il privilegio di incontri riservati con Rubio, Portman e altri pezzi grossi repubblicani. Contemporaneamente gruppi conservatori come Restore Our Future, Crossroads e Americans for Prosperità terranno incontri e riunioni nelle sale del Forum per disegnare le strategie future ma soprattutto per decidere come raccogliere e usare altri milioni di dollari contro Barack Obama. Romney e il partito repubblicano stanno in queste settimane letteralmente travolgendo i democratici in termini di raccolta di finanziamenti. Ma i soldi non bastano. Soltanto la campagna TV lanciata la scorsa settimana da Americans for Prosperity – che esprime tutta la sua delusione per il presidente Obama – è costata 25 milioni. Cifre che giustificano onore e attenzioni di cui i big donors saranno oggetti a Tampa.