Cronaca

Belpietro, Feltri, Vespa e Fede: quando la scorta è (anche) per i giornalisti

Nei giorni della 'battaglia' di Libero sulla protezione di cui gode Gianfranco Fini in vacanza ad Orbetello, riemergono i casi dei direttori di giornale 'accompagnati' dagli agenti. E traditi, come nel caso di Emilio Fede, il cui caposcorta ha testimoniato contro di lui al processo Ruby

Cosa hanno in comune un politico condannato per mafia (vedi Marcello Dell’Utri), un ex ministro pluri dimissionario con sopra la testa un bell’appartamento acquistato a sua insaputa (vedi Claudio Scajola). E una serie di prime firme del nostro giornalismo? Sicuramente aver frequentato il Parlamento, senza dubbio una certa simpatia per il centrodestra. Una vaga fama godereccia. Ma soprattutto: il servizio scorta. La lista dei beneficiari non è amplissima, ma comunque carica di suggestioni, inciampi, inchieste e polemiche. Del gotha fanno parte Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri, Bruno Vespa, Emilio Fede e Vittorio Sgarbi.

Alcuni dati: esistono quattro livelli di scorta a seconda della gravità. Nel grado più alto sono previste due o tre macchine blindate, con tre agenti per auto. In quello più basso, la macchina non è blindata e gli agenti sono uno o due. Difficile, se non impossibile, quantificare realmente quante sono le personalità coinvolte. Le accertate sono attorno a 585, ma le variabili sono tali da non poter rendere il numero fisso. Questo perché in Italia non c’è un unico assegnatario, ma si passa dall’ispettorato del Viminale, al Reparto scorte di Roma (il più grande del Paese), fino agli ispettorati di Camera, Senato e Quirinale. Senza poi escludere i Servizi Segreti. Tra questi reparti c’è chi ha avuto a che fare con Vittorio Sgarbi.

L’ex sindaco di Salemi è, strano a dirsi, il più agitato e polemico sull’argomento. Il giorno in cui gli è stata sospesa ha immediatamente rassegnato le dimissioni da primo cittadino. Al grido: come osate! Ristabilita, poi anche rafforzata, Sgarbi è stato protagonista all’aeroporto di Fiumicino di un qui pro quo con gli agenti dello scalo che hanno denunciato le continue angherie alle quali sono sottoposti dal critico d’arte. La questione? Sempre la stessa: “Rifiuta di fare la fila, vuole sempre saltare la coda”. Parola del sindacato di polizia. Fino a quando “si è fatto inserire nella lista del Cerimoniale di Stato, da cui passano capi di Stato e personalità internazionali”, continua la Silp Cgil. Ovvia la smentita di Sgarbi.

Questione intricata anche per Maurizio Belpietro, in questi giorni protagonista con Libero di una battaglia (giornalistica) contro la scorta di Gianfranco Fini, da mesi ubicata in quel di Orbetello. Il direttore vive sotto tutela dal gennaio 2003 (allora era al Giornale), dopo una lunga serie di minacce e una lettera recapitata con dentro due proiettili. Una sera è stato anche allontanato modello-Hollywood da un ristorante perché davanti all’entrata era stato scoperto un furgone rubato con due soggetti dentro. Ma l’apice è stato raggiunto quando si parlò di attentato con tanto di titoloni a tutta pagina, e la cronaca dettagliata di un inseguimento messo in atto da un capo scorta particolarmente solerte. Vicenda poi archiviata dalla Procura di Milano. Il tizio pericoloso pare fosse un semplice ladro. Alter ego di Maurizio Belpietro è Vittorio Feltri. Giovedì ha difesa Gianfranco Fini, e chiesto di abolire la scorta per tutti, comprese le tre maggiori cariche dello Stato: “Ripeto: si considera superfluo o troppo oneroso un servizio così? Eliminiamolo eventualmente per tutti, senza discriminazioni in positivo”, ha scritto il condirettore del Giornale.

Anche con Fede c’è di mezzo la Procura di Milano. Durante le udienze del processo Ruby, l’ex capo della sua scorta, Luigi Sorrentino, ha raccontato le abitudini dell’ex direttore del Tg4. Abitudini che hanno portato il carabiniere a discutere prima, e venire allontanato poi, dal servizio offerto al giornalista. All’epoca del bunga bunga arcoriano furono numerosi gli agenti pronti a ribellarsi scocciati (e avviliti) per dover assistere a certe pratiche. Postilla: dopo la polemica scatenata da Libero contro Fini, il ministro Cancellieri ha annunciato la nascita di un “gruppo di lavoro” per valutare lo stato delle scorte. Peccato che in questo recente clima da spending review è stato accorpato l’Ucis, l’ufficio nato dopo la morte di Marco Biagi e già preposto a tale funzione.

di Franco Patrizi

da Il Fatto Quotidiano del 18 agosto 2012