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Siria, giallo sulla sorte del vice di Assad. “Arrestato dopo aver tentato la fuga”

L'annuncio delle forze di opposizione al regime. Poi la smentita di Damasco: "Sta ancora lavorando". Infine ancora i ribelli dall'esilio: "Hanno fermato i parenti per costringerlo alla resa". Nelle ultime 24 ore almeno 129 morti. Il nuovo inviato dell'Onu Brahimi: "Mi serve il sostegno del popolo"

In Siria è giallo sulle sorti del vicepresidente Farouq al-Shara. Secondo la tv Al Arabiya, infatti, il membro del governo “ha disertato” ed è arrivato in Giordania. L’emittente ha citato un portavoce dell’Esercito siriano libero, Luay al-Miqdad, secondo il quale Shara è scomparso da due giorni e annuncerà la decisione a breve. Con lui avrebbero disertato altri due alti ufficiali. Poche ore e Damasco smentisce tutto: il vicepresidente siriano al Sharaa prosegue il suo lavoro, ha dichiarato il governo tramite la tv al Manar (che appartiene al movimento sciita libanese Hezbollah (alleati di Assad). E la tv di Stato siriana ha pubblicato anche una dichiarazione attribuita al vice presidente: “Non ho mai pensato di lasciare il mio incarico – si legge nella scritta in sovrimpressione – Dall’inizio della crisi, al Shara ha lavorato con tutte le parti per fermare lo spargimento di sangue e per iniziare un processo politico mirato a giungere a una riconciliazione e a una indipendenza nazionale lontana da qualsiasi intervento militare esterno”.

Poi un nuovo colpo di scena. Uno dei responsabili del Consiglio nazionale siriano (autorità politica in esilio in Turchia nata dopo le sommosse anti Assad) ha affermato ad Al Arabyia che Al Sharaa si troverebbe agli arresti domiciliari. Marwan Hajj Rifai ha aggiunto di essere “estremamente preoccupato” per la sorte del vicepresidente: “Abbiamo perso i contatti con i nostri comandanti che lo stavano portando in Giordania – ha aggiunto alla Cnn – Pensiamo che il regime abbia arrestato alcuni membri della famiglia di Sharaa per costringerlo alla resa. Stiamo cercando di portarlo in salvo. Rilasceremo un comunicato appena avremo ripreso i contatti con i nostri comandanti a Daraa”.

Al-Shara, 74 anni, è vicepresidente dal 2006. Tra i suoi numerosi incarichi anche quello di ambasciatore a Roma, la nomina risale al 1974. Secondo la fonte citata da al Arabiya, Shara è arrivato in Giordania passando dalla sua città natale, Daraa, circa 100 chilometri a sud della capitale Damasco e la diserzione sarebbe avvenuta nella notte. Il quotidiano libanese Al Mustaqbal fornisce ulteriori dettagli: Shara è arrivato a Daraa tra martedì e mercoledì, accompagnato da due alti ufficiali dell’esercito fedele al presidente Bashar al Assad. I tre si sarebbero nascosti, in attesa che le condizioni fossero favorevoli alla fuga, con l’aiuto dell’Esl. Scoperto il tentativo di fuga, il presidente in persona avrebbe ordinato un pesante bombardamento nell’area, con l’obiettivo di uccidere Shara e addossare poi la colpa ai ribelli. Ieri poi, nella notte, Shara sarebbe riuscito a passare il confine illeso. Il problema è che non è possibile verificare queste notizie da fonti “indipendenti”.

Nel frattempo in Siria si combatte, si uccide e si muore ancora. E’ di almeno altri 129 morti accertati il bilancio delle violenze nelle ultime 24 ore. Le forze lealiste hanno continuato a bombardare Aleppo e diverse altre città, in particolare Homs nel centro del Paese ed Herak al sud, secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell’opposizione in esilio con sede in Gran Bretagna, secondo cui decine di ulteriori cadaveri senza nome, gettati in fossi o canali, sono stati rinvenuti in diverse zone intorno a Damasco. L’altroieri a Qatana, villaggio situato alla periferia della capitale, ne erano stati già recuperati 65 da una discarica.

“Non c’è dubbio che non sarò in grado di fare nulla senza il sostegno e la cooperazione dei siriani” ha detto il nuovo inviato speciale per la Siria di Onu e Lega Araba, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, alla Bbc: “Potrei fallire con tutta probabilità, ma alle volte si è fortunati e si riesce”. Brahimi ha poi sottolineato che la missione per la soluzione diplomatica della crisi “va portata avanti, dobbiamo dimostrare che il popolo siriano non è stato abbandonato”. A Brahimi sono arrivati i messaggi di sostegno di Stati Uniti, Russia e Cina. Inutile dire che i messaggi hanno significati ben diversi. “Non siete soli – ha mandato a dire il segretario di Stato americano Hillary Clinton – La comunità internazionale rimane pienamente impegnata ad una transizione guidata dai siriani che conduca ad un sitema pluralista che rappresenti la volontà della popolazione”. “Crediamo che Lakhdar Brahimi – il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov – baserà il suo lavoro sulla base del percorso già definito nel piano di pace di Kofi Annan, sul comunicato finale della riunione ministeriale di giugno del Gruppo d’azione sulla Siria a Ginevra e sulle decisioni prese dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.