Politica

Sicilia, per il dopo Lombardo, Miccichè e Crocetta. Tra santi, forconi e “sarde”

Il voto nella Regione banco di prova delle alleanze nazionali. Il leader di Grande Sud - scelto direttamente da Silvio Berlusconi - contestato dai giovani pidiellini per avere "azzoppato" le primarie. Mentre a sinistra Crocetta in polemica con l'Idv dopo l'appoggio dell'Udc. Lombardo pensa di candidare il figlio, mentre scendono in campo anche preti e camionisti

Partiti in cerca di un candidato, figli e nipoti d’arte che scendono in campo e tortuose alleanze che falliscono prima ancora di venire alla luce. A due mesi dalle elezioni regionali e a meno di trenta giorni dalla chiusura delle liste, in Sicilia è esplosa la campagna elettorale. Dopo i quattro governi multiformi di Raffaele Lombardo il nodo da sciogliere per i partiti è soprattutto uno: con quali alleanze presentarsi alle urne il 28 e 29 ottobre, dopo che a turno tutte o quasi le forze politiche sono state al governo dell’isola? 

Una domanda che interessa molto al Pd, in piena crisi d’identità dopo l’abbraccio mortale con Lombardo. Dopo le ipotesi Pippo Baudo, Gianni Riotta e Rita Borsellino, il partito di Pierluigi Bersani si è ricompattato sulla candidatura di Rosario Crocetta. Una scelta dettata soprattutto dal fatto che l’eurodeputato ha incassato anche l’appoggio dell’Udc. “I teorici della sinistra solitaria dicono che la rivoluzione si fa soli, come dire che la rivoluzione si fa perdendo.” ha commentato l’ex sindaco di Gela, che poi si è lasciato scappare una battuta: “Sono di sinistra da sempre, sono un anti mafioso doc, eppure c’è qualcuno che continua a dire che ci vuole un candidato più di sinistra: che vadano a cercare Renato Curcio allora”.

Il riferimento è tutto per Leoluca Orlando e Italia dei Valori, che si erano avvicinati per un attimo alla candidatura di Crocetta, salvo poi allontanarsene precipitosamente dopo l’entrata dell’Udc nella coalizione. “Mi sembra che siano in assoluta continuità con il cuffarismo e lombardismo” ha detto Orlando, che adesso sembra avvicinarsi prepotentemente alla candidatura di Claudio Fava. Il figlio del giornalista assassinato da Cosa Nostra ha annunciato da mesi la sua corsa alla presidenza della Regione, raccogliendo il sostegno del suo partito, Sinistra ecologia e Liberà, e della Federazione della Sinistra, rimasti fuori dal parlamento regionale alle elezioni del 2008. Anche Rita Borsellino ha preso le distanze dalla candidatura di Crocetta bollandola come un “accordo con gli eredi del cuffarismo che segna una rottura profonda nel centrosinistra e testimonia l’affanno di un Pd siciliano senza identità e senza un progetto credibile per la Regione”. 

Sulla sponda opposta la difficile operazione di auto pulizia del Pdl: il candidato più accreditato sembrerebbe essere ad oggi Gianfranco Miccichè. Il leader di Grande Sud, fondatore di Forza Italia, braccio destro di Marcello Dell’Utri in Pubblitalia e uomo immagine dello storico 61 a 0 del 2001, è stato scelto direttamente da Silvio Berlusconi, che ha incaricato il fidato Angelino Alfano di mediare con gli altri esponenti siciliani del partito del predellino. Su Miccichè, che aveva aspramente criticato l’intitolazione a Falcone e Borsellino dell’aeroporto di Palermo, dovrebbe convergere anche il Pid di Saverio Romano, l’ex ministro dell’agricoltura recentemente assolto per concorso esterno a Cosa Nostra.

Ma nel Pdl non sono solo rose e fiori, anzi. Sono soprattutto i giovani del Pdl (Giovane Italia) a mettersi di traverso alla candidatura di Miccichè: “Le difficoltà del centrodestra siciliano nel trovare un candidato comune alla Presidenza della Regione sono dovute soprattutto all’atteggiamento del leader di Grande Sud, Gianfranco Micciche’, il quale ha fin dall’inizio boicottato la celebrazione di primarie di coalizione proposte dal Pdl. Sarebbe stato un grande momento di partecipazione popolare aperto a tutti i partiti di centrodestra e alla società civile. Micciche’ ha fatto saltare le primarie perché consapevole di perderle”. Così almeno dice la nota con cui Mauro La Mantia, presidente regionale dell’organizzazione dei giovani pidiellini ha annunciato “l’impossibilità” di un sostegno.

Sicuramente disinteressato alle alchimie di coalizione è invece il Movimento 5 Stelle che ha già indicato nel geometra Giancarlo Cancelleri il suo candidato alla poltrona più alta di Palazzo d’Orleans. Ancora in pieno restyling invece il Movimento per l’Autonomia, impegnato a trovare il successore di Lombardo: in lizza il senatore Giovanni Pistorio e l’assessore alla Sanità Massimo Russo, pm del processo contro Salvatore Cuffaro, l’ex governatore che sta scontando sette anni di carcere a Rebibbia per favoreggiamento a Cosa Nostra.

Lombardo, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, ha annunciato che lascerà la politica, ma candiderà come deputato il figlio Toti, studente ventitreenne di giurisprudenza. Nonostante Lombardo Junior si sia già impegnato alle amministrative nei comuni etnei (facendo eleggere tutti i consiglieri comunali che aveva appoggiato) i giornali locali non hanno esitato a ribattezzarlo “la sarda”, in palese assonanza con “il trota” Bossi.

Il quadro è completato dai Forconi, il movimento di camionisti e agricoltori che aveva bloccato l’isola nell’inverno scorso e che ha annunciato la partecipazione alla competizione regionale nonostante alle ultime amministrative palermitane abbia raccolto appena qualche centinaio di voti. Nell’arena delle regionali anche un pizzico d’incenso, dato che in lizza ci sarà “Uomini nuovi per una società di uguali e partecipi”, il movimento fondato da alcuni sacerdoti palermitani, che è stato bocciato dal cardinale Paolo Romeo. Di incenso odora anche l’aspirante presidente del movimento Italiani Liberi e Forti : il magistrato Gaspare Sturzo, nipote di don Luigi Sturzo, il sacerdote di Caltagirone che nel 1919 fondò il Partito Popolare.