Giustizia & Impunità

Berlusconi non vuole rispondere: “Indagato di reato connesso a Bari”

L'ex presidente del Consiglio era stato convocato dai magistrati di Napoli come parte lesa per il tentativo di ricatto da 5 milioni. Ma gli avvocati del Cavaliere hanno fatto sapere che non si presenterà: è accusato di presunte pressioni su Tarantini

Non risponderà ai magistrati Silvio Berlusconi. Era stato convocato dai sostituti procuratori di Napoli perché potesse dire la sua, visto che è parte offesa di un tentativo di ricatto da 5 milioni di euro da parte di Valter Lavitola. Ma, appunto, non ha intenzione di dire niente alla Procura perché indagato di reato connesso nell’inchiesta di Bari per via delle presunte pressioni nei confronti dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera è una tesi che non regge secondo i pm napoletani e potrebbe vacillare anche e soprattutto quando Carmelo Pintabona inizierà a collaborare – come sembra voglia fare – confermando di aver incontrato l’ex presidente del Consiglio. 

 I magistrati ritengono che sia stato proprio Pintabona a consegnare la missiva con cui ricattare Berlusconi. Ieri, durante il primo interrogatorio, Pintabona, secondo il Corriere, ha dichiarato: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere perché non ho avuto il tempo di leggere tutte le accuse a mio carico e invece voglio essere preciso riguardo a ogni circostanza che mi viene contestata. Posso però anticipare che ho incontrato Berlusconi per conto di Lavitola”. Il nuovo incontro con i magistrati è già stato fissato per martedì. Gli avvocati del leader del Pdl smentiscono che ci sia stata una qualunque trattativa: “Mai alcuna somma è stata erogata al dottor Lavitola o a suoi incaricati – hanno scritto in una nota Niccolò Ghedini e Piero Longo – Del resto non vi era alcun motivo per farlo non essendovi il benché minimo argomento con il quale il dottor Lavitola potesse esercitare pressioni nei confronti del presidente Berlusconi”.