Politica

I rottamatori del Pd e l’uccisione del padre

A destra non ci riescono, c’è un padre troppo ingombrante ma almeno è riconoscibile. Berlusconi ha il pregio di esserci con tutta la sua prepotenza e riconoscibilità. Il pregio della sua presenza ingombrante è la chiarezza: io padrone, voi gregari. Almeno così i giovani o rottamatori di destra sanno con chi prendersela.

A sinistra non c’è una persona ma un’entità. Voi mi direte: anche a sinistra ci sono nomi e cognomi ma è molto più facile combattere contro un padre unico rispetto a dover scalare una montagna di intrighi, interessi e pacchetti di voti di un’ entità magmatica , quasi indefinibile. Uccidere il padre è una metafora, un modo per spiegare quanto sia importante evolvere nella vita e non rimanere impastati nella dipendenza genitoriale. Lo stesso complesso di Edipo, formulato da Freud (che certo come padre era più sullo stile Berlusconiano: chi non la pensa come me è un eretico), fu rielaborato da chi venne dopo. Un’ interessante rielaborazione la fece Ricoeur. “Questa nuova interpretazione non riguarda più il dramma dell’incesto e del parricidio, dramma che è avvenuto quando la tragedia inizia, ma la tragedia della verità. […] Sulla base di un primo dramma, il dramma dell’incesto e del parricidio, Sofocle ha creato un secondo dramma, la tragedia dell’autocoscienza, del riconoscimento di sé stessi”.

Cosa significa? Superare il padre e i dettami di chi è venuto prima di noi, superare evolutivamente gli schemi “intoccabili” del passato è una sfida alla verità. La verità è sempre circostanziale e mai assoluta e proprio per questo un partito fatto da uomini e donne non può restare simile a se stesso o perdere di vista i valori fondamentali senza che i giovani intraprendano la loro battaglia per la verità e l’evoluzione.  Cosa succede quando i padri padroni non vogliono dare spazio ai figli? L’orgoglio rende ignoranti e ciechi di fronte alla verità, anni di potere rendono quasi impossibile cedere spazio ad altri. In questa società si è perso completamente il concetto di educazione, di allievo e maestro.

Un maestro di vita, un padre, insegna ai figli e lascia il posto al momento giusto. In una società dove la vecchiaia non è più vista come saggezza, nessuno vuole lasciare il suo posto: è peccato mortale e angoscia di morte, lasciare il proprio posto attivo nella società. Allora la sfida di tutti i rottamatori, di destra come di sinistra o di centro se ve ne sono, è quella di andare avanti in questa battaglia. Non è più accettabile una sfida su pacchetti di voti o opportunismi. Civati e compagnia bella devono compiere uno sforzo eroico e mitologico: guardare il mostro in faccia e sconfiggerlo. Calasso parlando di Edipo scrisse: “la più grave  (colpa di Edipo) è quella che nessuno gli rimprovera: non aver toccato il mostro. […]La parola permette una vittoria troppo pulita, che non lascia spoglie. Ma proprio nelle spoglie si cela la potenza. La parola può vincere là dove finisce ogni altra arma. Ma rimane nuda, e solitaria, dopo la sua vittoria”.

Questi rottamatori sono impastati e hanno le mani sporche di dinamiche lesive per la politica di questo paese. Questo va urlato con forza, il padre va ucciso adesso o si vada altrove. Abbiamo avuto anni infelici di moderazione e democrazia cristiana, abbiamo avuto anni in cui la parola moderato è diventata sinonimo di mediocrità e malaffare, come ha ricordato Ameduni in un bellissimo post pochi giorni fa.  Siamo in tempi troppo cupi e difficili per procrastinare l’inizio di un cammino sincero e forte verso il cambiamento radicale di schemi volgari e meschini che ci hanno inficiati alla base e portato troppo via dalla cosa pubblica parole come partecipazione e passione.  Se non ora , quando?