Cronaca

Roma, la dirigente dell’Ater vende casa a se stessa. L’azienda: “Tutto ok”

Il caso della responsabile del servizio Cessione immobili dell'azienda che gestisce l'edilizia popolare. Il presidente Prestagiovanni: "Abbiamo aperto un'inchiesta interna: nessun reato". L'associazione inquilini valuta se presentare un esposto, tre membri del cda lo faranno di sicuro

La dottoressa Fiorella Muscatello, responsabile del servizio Cessione immobili dell’Ater di Roma, ha venduto a se stessa un’immobile della stessa Azienda territoriale per l’edilizia popolare. “La compravendita sembra essere avvenuta addirittura negli stessi uffici dell’Ater diretti dalla Muscatello” denuncia Anna Maria Addante, presidente dell’Associazione proprietari e inquilini Ater, che ora sta valutando se presentare un esposto. L’esposto lo presenteranno certamente tre membri del cda dell’Ater, tutti in quota centrodestra: Enrico Folgori, Clemente Pansa e Fabio Luigetti (il primo in quota Pdl, gli altri Lista Polverini) ieri si sono presentati alla sede dell’Ater armati di ramazza “griffata” Procura della Repubblica, come ha raccontato l’edizione romana del Messaggero.

 Aldilà di eventuali accertamenti sotto il profilo penale, resta l’opportunità che un dirigente dell’Ater acquisti un’immobile alienato dall’azienda che dirige. Per l’Ater, che ha aperto e chiuso un’inchiesta interna, è tutto regolare, con tutte le riserve del caso sull’opportunità.

“Un inquilino – spiega l’avvocato Claudio Ferrazza che tutela l’associazione inquilini – per acquistare un immobile deve seguire una procedura piuttosto complessa. Il rispetto di leggi e regole severe per evitare qualsiasi forma di speculazione. Tra un atto e l’altro, tra l’acquisto e la vendita, devono passare almeno dieci anni, fatte salve alcune eccezioni, introdotte solo con una legge regionale del 2006 per casi urgenti: disabilità acclarate, trasferimenti improrogabili della sede di lavoro e morte dell’acquirente. Nel qual caso, ma solo in quel caso, si può scendere a 5 anni. Qui sono passati solamente 2 mesi dall’acquisto dell’ex inquilina, Vincenza Buffa, e la cessione dell’immobile alla Muscatello”.

Vincenza Buffa nel luglio 2005 per 80mila euro (con tutti gli sconti e i benefici di legge) compra l’immobile, al terzo piano, in via Cassia 964. E’ composto di 7,5 vani: 5 camere, servizi e veranda. “Innanzitutto – spiega la Addante – la signora Buffa non poteva acquistare l’immobile perché 9 mesi prima aveva cambiato residenza per trasferirsi in una casa di cura a San Felice Circeo, vista la sua veneranda età. La cosa più grave è che nello stesso giorno dell’acquisto, la Buffa fa una procura speciale alla stessa Muscatello che due mesi dopo rileva l’immobile per 141mila euro dalla Buffa, negli uffici dell’Ater ed in barba alle regole che prevedono l’incedibilità dell’immobile per almeno 5 anni”.

Nel rogito si fa riferimento alla legge 560 del 1993 e alla delibera regionale 571 del 2 luglio 2004, l’escamotage che avrebbe permesso la vendita anticipata dell’immobile. “Innanzitutto la delibera 571 – spiega l’Addante – pone come limite minimo di incedibilità dell’immobile 5 anni e non 2 mesi. Poi comunque la delibera è illegittima perché non può modificare una legge. Come può – prosegue Anna Maria Addante – un dirigente non sapere che una delibera non può venire prima di una legge? Agli altri affittuari, alcuni in difficili condizioni economiche, è stata sempre negata questa possibilità di bypassare le leggi vigenti. Vogliamo vederci chiaro. Purtroppo non sarebbe questo l’unico caso di immobile alienato e acquistato da un dipendente dell’Ater”.

Tanti invece i casi di inquilini ‘normali’ che aspettano da anni un alloggio, pur avendone diritto. Uno su tutti, quello di una coppia che, in attesa da anni di una casa Ater, a seguito della sanatoria approvata con la legge 18/2000, pur avendo tutte le carte in regola, sia per avere il contratto che per acquistarla, viene ignorata dall’Ater. Ed in attesa che l’azienda si muova, non può adottare un bambino poiché non è in possesso del contratto di locazione.

L’edificio di via Cassia faceva parte del patrimonio ex Incis, l’Istituto nazionale per le case degli impiegati statali, ereditato dall’Ater. Soggetto alle stesse leggi che regolano la compravendita di tutte le altre case popolari.

“Quando l’ho saputo anch’io sono saltato dalla sedia – dichiara il presidente dell’Ater Bruno Prestagiovanni – e ho subito avviato un’inchiesta interna che si è conclusa pochi giorni fa ed ha appurato che dal punto di vista prettamente giuridico non è stato commesso nessun reato. Non possiamo impedire a un chicchessia cittadino di acquisire un nostro bene. Da questo punto di vista la compravendita è stata perciò inappuntabile. Si può discutere invece sull’opportunità. Ma questo è un altro discorso”.