Politica

Spending review, 1800 emendamenti. Senatori Pd: “F-35, tagliare i fondi”

Pioggia di proposte di modifica: 1200 sono di Pd e Pdl. Sempre più probabile il ricorso alla fiducia. Undici parlamentari democratici: "Più soldi per ricerca, difesa del suolo e riduzione del rischio sismico". Giavazzi: "Abrogare 40 incentivi alle imprese, risparmi per 10 miliardi"

Pioggia di emendamenti sulla spending review. A mezzogiorno, quando è scaduto il termine, ne sono arrivati all’incirca 1.800 in commissione Bilancio al Senato. Di questi 600 darebbero del Pd e altrettanti del Pdl. Ancora nessuna proposta da relatori e governo. Sul decreto è quindi sempre più probabile il ricorso alla fiducia.

Senatori Pd: “Tagli a F-35 e soldi alla ricerca”. Alcune delle proposte di modifica sono di 11 senatori democratici e riguardano un taglio alla cifra per la costruzione di cacciabombardieri F-35 per finanziare altri settori come ricerca e difesa del suolo. “Gli emendamenti che abbiamo presentato alla spending review, se approvati, consentiranno – spiegano i senatori Pd – di destinare complessivamente più di 2 miliardi e 600 milioni di euro al finanziamento degli enti di ricerca, agli interventi per la difesa del suolo e alla riduzione del rischio sismico degli immobili, al fondo per il servizio civile e alle politiche alla cooperazione allo sviluppo. Il tutto togliendo una parte della cifra spropositata destinata al programma di costruzione dei cacciabombardieri F35 e di altri sistemi militari di difesa”. A sottoscrivere questi emendamenti sono Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Felice Casson, Roberto Di Giovan Paolo, Paolo Nerozzi, Vincenzo Vita, Silvana Amati, Manuela Granaiola, Ignazio Marino e i due radicali Marco Perduca e Donatella Poretti.

Bozza Giavazzi: “Su incentivi alle imprese risparmi fino a 10 miliardi”. Sempre oggi l’Ansa ha pubblicato il contenuto della relazione dell’economista Francesco Giavazzi, consigliere del governo sul riordino degli incentivi alle imprese. La bozza di decreto è composta da 6 articoli. Tra l’altro l’articolo 3 esclude dal taglio gli “incentivi giustificati” e tra questi le norme finanziabili con fondi Ue e quelli legati a istruzione, ricerca, sanità.

Nel 2011 i trasferimenti alle imprese riportati nel conto consolidato di cassa del settore pubblico ammontavano a 36,3 miliardi. E per i risparmi possibili “un esercizio di stima basato su una serie di ipotesi, talvolta eroiche, consente di giungere ad un valore non lontano da 10 miliardi di euro l’anno”. Questo valore “produrrebbe nell’arco di 2 anni circa un aumento del Pil dell’1,5%”. Le risorse dovrebbero servire a ridurre il cuneo fiscale. Ciò anche per far sì che i risparmi conseguiti tagliando i trasferimenti ad alcune imprese siano redistribuiti a tutte le imprese creando quindi un ampio consenso favorevole a questi interventi”.

Tutti gli stanziamenti a favore delle imprese confluiranno nel “Fondo unico per l’incentivazione” presso il ministero dello Sviluppo: per vagliare le agevolazioni abrogate dal testo (40 in tutto) opererà un Comitato tecnico che sarà istituito e disciplinato da un Dpcm. Il Comitato vaglierà “necessità e idoneità” degli incentivi. Giavazzi propone anche la revoca per gli incentivi alle imprese che sono stati erogati e non utilizzati o che assegnati non sono stati ancora erogati. Sono esclusi i contributi in conto interessi su investimenti già realizzati e quelli per infrastrutture già in esecuzione.