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Onu, il business del crimine globale è di 710 miliardi. Dalla droga al traffico di donne

Il traffico di legno in Asia genera un profitto per le organizzazioni 2,6 miliardi di euro, quello di armi un decimo in  meno pari a 205 milioni di euro, pari a 49 milioni il traffico dei bracconieri. Ci sono poi gli affari sporchi dei medicinali e dei cibi contraffatti 

Si tratta di un giro d’affari del valore di 710 miliardi di euro ovvero 870 miliardi di dollari. Nel 2009 l’economia prodotta dalla criminalità organizzata globale è stata pari all’1,5 per cento del Pil mondiale e i traffici illeciti hanno rappresentato il 7 per cento dello scambio globale di merci. “Il crimine organizzato transnazionale raggiunge ogni regione e ogni Paese in tutto il mondo”, ha spiegato Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime) durante il lancio della nuova campagna Onu di sensibilizzazione contro la criminalità organizzata.  

Niente, ritengono all’agenzia Onu per la lotta al crimine con sede a Vienna, è più efficace che spiegare al pubblico il danno economico dei traffici, le cui cifre hanno ormai superato di sei volte la spesa per gli aiuti allo sviluppo in tutto il mondo. Il crimine organizzato è lontano dagli stereotipi e dalle idealizzazioni di Hollywood, scrive l’Unodc. È un’economia fatta di reti “fluide” e complesse i cui profitti minano lo sviluppo sociale, culturale, economico e politico dei Paesi. Il più proficuo tra i traffici continua a essere quello di droga, per un valore di oltre 262 miliardi di euro, con i mercati di cocaina e oppiacei che nel 2009 hanno fruttato rispettivamente 69 miliardi e 55 miliardi. Nel 2010 si legge nell’ultimo rapporto dell’agenzia sulle droghe, pubblicato a maggio, il 5 per cento della popolazione mondiale tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di qualche sostanza illecita, vale a dire 230 milioni di persone. L’anno scorso la produzione globale di oppio ha raggiunto le 7mila tonnellate, in aumento rispetto ai dodici mesi precedenti, quando invece il segno fu un meno. L’Afghanistan ha giocato la parte del leone con un incremento del 61 per cento passando dalle 3.600 tonnellate del 2010 a 5.800. I prezzi elevati hanno inoltre reso l’oppio un coltura appetibile anche per il Sudest asiatico dove i campi di papavero si estendono per 48mila ettari (+16 per cento). 

Per quanto riguarda la cocaina, il rapporto segnala invece un calo costante della produzione tra il 2007 e il 2010. I mercati principali rimangono Stati Uniti (che risentono del minore afflusso di merce dalla Colombia, rimpiazzata da Perù e Bolivia) ed Europa, ma il consumo è in aumento sia in Australia sia in America Latina. In aumento sono anche i sequestri di anfetamine e stimolanti, a livello globale secondi per uso soltanto alla marijuana e all’hashish. In due anni, tra il 2008 e il 2010, i sequestri di metanfetamine sono più che raddoppiati passando da 21 a 45 tonnellate. Lo stesso in Europa,vale per l’ecstasy, 1,3 tonnellate sequestrate nel 2010 contro i 595 chilogrammi dell’anno precedente. Il traffico di droga è tuttavia soltanto una delle attività del crimine organizzato. Ogni anno, 1,5 milioni di persone sono vittime di un furto di identità. Il traffico di legno in Asia genera 2,6 miliardi di euro. Quello di armi 205 milioni di euro. Mentre avorio, corni di rinoceronte, tigri e altri animali pregiati e protetti portano nelle tasche di bracconieri e contrabbandieri 49 milioni di euro l’anno. La contraffazione, secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, frutta ai criminali 205 miliardi di euro. Le conseguenze sono riassumibili in più tasse, per recuperare quelle evase dal mercato nero, più soldi spesi per prevenire il fenomeno e infine, meno posti di lavoro regolari.

Senza contare i costi sociali e sanitari della diffusione di medicinali contraffatti, che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità rappresentano l’1 per cento del mercato globale. Percentuale che sale al 30 in molte regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, come denunciato all’inizio dell’anno da un’inchiesta della rivista Lancet, secondo cui un terzo degli antimalarici somministrati nell’Africa sub-sahariana e in Asia orientale sono dei falsi. Fenomeno che si ripete simile negli scandali sul cibo adulterato. Il 10 per cento degli alimenti venduti in Gran Bretagna, stima la British Food Standards Agency. Ma è forse la Cina il Paese dove più numerosi gli scandali alimentari. Il più grave dei quali fu quello del latte tagliato con melanina, coperto dai governi locali nel 2008 per non turbare l’appuntamento olimpico di Pechino.

Circa 24 milioni sono invece le vittime della tratta di esseri umani, ridotti alla stregua di oggetti, e sfruttati per prostituzione, per lavori forzati o come soldati. I profitti per i trafficanti sono pari a 26 miliardi di euro di cui 3 miliardi nella sola Europa. Un crimine locale e globale allora stesso tempo, le cui vittime sono per due terzi donne. Una su cinque un minore, in gran parte africani o provenienti dal bacino del Mekong.

Ecco il video dell’Unodc 

di Andrea Pira