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Università di Bologna, cura dimagrante per enti, fondazioni e partecipate

Da via Zamboni 33 si pensa ad un riassetto complessivo degli enti dell'Ateneo per risparmiare qualche euro in tempo di crisi. I 28 dipendenti della Fondazione Alma Mater: "Siamo smarriti, abbiamo l'impressione che siano già state prese decisioni di cui non abbiamo ricevuto comunicazione"

Non c’è solo la spending review di Monti. Mentre il governo si prepara a tagliare le aziende a partecipazione pubblica, l’Università di Bologna infatti sta pensando a una riorganizzazione generale dei diversi organismi che ruotano attorno all’ateneo: fondazioni, società e consorzi. Una revisione complessiva, finalizzata a far quadrare i bilanci e a razionalizzare risorse.

L’intenzione è quella di varare il prima possibile un riassetto complessivo degli enti e delle società partecipate. In programma accorpamenti, dismissioni e la dislocazione di alcune attività, oggi affidate a soggetti esterni, all’interno dell’amministrazione universitaria.

Insomma, una cura dimagrante in piena regola, che dovrebbe coinvolgere diversi organismi. A partire dalla Irnerio srl. La società di immobili controllata dall’Università di Bologna sarebbe costretta a ridurre i componenti del consiglio d’amministrazione, e ad affidare alcuni incarichi ad alcuni uffici interni all’ateneo.

In discussione anche la natura e il ruolo di Alma Cube, creato per favorire l’imprenditoria accademica e il mondo delle start up, e il rapporto con Alma Laurea,  il consorzio interuniversitario nato nel 1994 con l’obiettivo di mettere in contatto i neolaureati con l’universo del lavoro. Previste poi la modifica dello statuto del consorzio interuniversitario Cineca, in modo da attribuirgli lo status di società in house del Ministero e delle università consorziate, e le liquidazioni del Consorzio per l’Europa centro orientale e balcanica e del Centro per le transizioni al lavoro e nel lavoro. 

Occhi puntati anche sulla Fondazione Alma Mater, la realtà nata nel 16 anni fa per promuovere l’integrazione tra università, istituzioni e imprenditoria privata e mettere a disposizione delle realtà socio economiche di tutto il mondo i saperi accademici. I lavoratori, 28 in tutto, sono molto preoccupati, e per questo hanno già chiesto informazioni sul loro futuro al rettore Ivano Dionigi. “Proviamo un grande senso di smarrimento – hanno scritto in una lettera indirizzata oltre che al rettore, al presidente della Fondazione, Francesco Vella, e ai componenti del consiglio d’amministrazione – dovuto alla mancanza di risposte dai diversi fronti, sia esterni, sia interni. E abbiamo l’impressione – proseguono – che siano già in atto decisioni di cui non abbiamo ricevuto comunicazioni”.