Cronaca

Expo 2015, Luigi Roth si dimette: “Non ci sono le condizioni per un lavoro di qualità”

L'ex presidente della fondazione Fiera lascia l'incarico di commissario per la realizzazione del padiglione Italia. Sotto accusa le risorse scarse e il modello scelto per la gestione. Le sue dimissioni dopo quelle rientrate del sindaco Giuliano Pisapia

“Non ci sono le condizioni per una performance di qualità”. Per questo Luigi Roth si dimette da commissario generale per la realizzazione del padiglione Italia di Expo. Lo scrive al presidente del Consiglio Mario Monti, pochi giorni dopo le altre dimissioni eccellenti, poi rientrate, del sindaco di Milano Giuliano Pisapia da commissario straordinario. E questa volta l’esposizione del 2015 un pezzo lo perde per davvero.

“Le condizioni date non consentono a mio avviso una performance di qualità coerente con le aspettative del governo e del Paese”, scrive Roth al premier. L’ex presidente della Fondazione Fiera era stato nominato appena quattro mesi fa su proposta del governatore Roberto Formigoni.

Nella lettera Roth spiega di non condividere l’impostazione data al decreto firmato qualche giorno fa dal governo per definire i criteri della sua attività. Innanzitutto l’ormai ex commissario non è d’accordo con la separazione tra soggetto attuatore del padiglione (ruolo affidato a lui) e stazione appaltante dei lavori, ovvero la società Expo Spa. Una separazione che per Roth avrebbe significato essere dipendente da Expo Spa nell’ideazione della struttura che rappresenterà l’Italia nell’area di Rho-Pero. Roth parla di forma di governance “inadeguata alla complessità del progetto, confusa e potenzialmente conflittuale con il rischio di generare sovrapposizioni di ruoli, ulteriori ritardi e uso inefficiente delle risorse economiche”.

Nella missiva viene sottolineata anche la mancanza delle adeguate risorse per mettere in piedi il padiglione Italia, visto che l’esecutivo ha risposto picche alla richiesta di Roth di uno staff di 35 persone e di un extrabudget di 40 milioni di euro. “La composizione dell’organico prevista dal decreto – scrive – appare eccessivamente rigida e non consente l’utilizzo di quelle professionalità che ritengo indispensabili non solo per la costruzione del padiglione ma, soprattutto, per la definizione dei temi e la creazione di eventi che dovranno animare per sei mesi lo spazio potenzialmente più visitato dell’Esposizione”.

Da qui la scelta delle dimissioni. Un’altra brutta notizia per l’organizzazione di un evento che per ora continua ad accumulare ritardi. E con il primo appalto già finito al centro delle verifiche di un’inchiesta della magistratura.