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Berlusconi: “Voglio continuare a essere il leader dei moderati. Monti transitorio”

L'ex presidente del Consiglio lo dice in una intervista in un libro sul governo di Milano di Gabriele Albertini. Il Cavaliere spera "di lavorare ogni giorno, con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, affinchè, terminata la fase comunque transitoria del governo Monti, un centrodestra in parte rinnovato e più ampio torni a guidare il paese”

Silvio Berlusconi ancora leader per i moderati. “Continuare a essere il leader dei moderati finchè gli italiani lo vorranno. E di lavorare ogni giorno, con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, affinchè, terminata la fase comunque transitoria del governo Monti, un centrodestra in parte rinnovato e più ampio torni a guidare il paese”. Parole che si leggono in appendice al libro ‘L’onestà al potere” di Roberto Gelmini sui nove anni di governo di Milano di Gabriele Albertini.

Alla domanda se la sconfitta alle elezioni di Milano ha fatto male al suo governo, Berlusconi dice: “Certo non ci ha fatto bene. Ma è stata soprattutto un sintomo di un clima politico generale che si andava deteriorando sempre più, non solo in Italia. Ricordo che, alle elezioni di medio termine, tutti i governi europei in carica hanno subito gravi sconfitte”. Nell’intervista è stato ricordato a Berlusconi che Albertini aveva proposto di mettere assieme, con un obiettivo ben preciso e limitato nel tempo, le componenti moderate della sinistra e della destra, escludendo le estreme, Di Pietro e Bossi. Chiedeva, in sostanza, un patto per Milano anche in vista di Expo: “Questi sono i risultati del governo della sinistra. Ma la sinistra, quando vince, non scende a patti. Quando nel 2006 prevalsero per 24.000 voti alle elezioni politiche proponemmo un governo di unità nazionale per gestire il paese spaccato a metà. Non si peritarono neppure di rispondere. Per venire ai nostri giorni, pur avendo la maggioranza sia alla Camera che al Senato e senza essere stati mai sfiduciati dal Parlamento non abbiamo esitato a farci da parte perchè abbiamo ritenuto che questo sarebbe stato più conveniente per il paese al fine di consentire una larga convergenza di fronte all’emergenza. Questa è la differenza tra noi e loro. E infatti la proposta di Albertini per Milano, che aveva una logica, non ebbe seguito”.