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Lusi si gioca tutto con l’autodifesa. Se il Senato vota sì va dritto a Regina Coeli

Rebus sulle modalità di voto. Sullo sfondo un possibile accordo tra Rutelli e Quagliariello. Alfano (Pdl): "Voto palese e libertà di coscienza", Bindi (Pd): "Voteremo sì", Casini: "Chi traffica per il voto segreto al Senato per Lusi prepara la santificazione di Grillo". L'ex tesoriere della Margherita leggerà ai colleghi sei pagine per convincerli a votare no

E’ il d-Day per Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita indagato per aver asciugato le casse del partito di Rutelli. Se il Senato votasse a favore del suo arresto come chiesto dalla Procura Roma e disposto dal gip, il senatore andrebbe dritto nel carcere di Regina Coeli. Perché, appunto, così è stato deciso dal giudice per le indagini preliminari Simonetta D’Alessandro che ha invece stabilito gli arresti domiciliari per la moglie e i commercialisti. Sarebbe un “nuovo caso Papa” (ex magistrato e deputato Pdl, coinvolto nell’inchiesta P4), ma per la prima volta si tratterebbe di un senatore della Repubblica. 

Cosa accadrà è da vedere. Certo è in atto un’operazione per impedire il voto segreto. Sarebbe la prima volta che le Camere votano arresto con voto palese. Sullo sfondo emergerebbe un accordo Rutelli- Gaetano Quagliariello (vice presidente dei deputati Pdl) che onorerebbe il patto sul mancato arresto di Sergio De Gregorio.  Lusi, dopo un’intervista tv, punta la sua difesa sull’insussistenza dell’accusa di associazione per delinquere, unico reato per il quale verrebbe arrestato. La cosa più forte che dice è di aver girato un milione e 300 mila al CFS di Rutelli tramite una serie di bonifici la cui causale era “liberalità” cioè nulla. 

Ed è in sei pagine la sua verità. Un discorso scritto “per evitare l’emozione”, che Lusi porterà in aula la difesa che sabato scorso la Margherita gli ha vietato di illustrare all’assemblea del partito, sospendendolo, con tempismo perfetto, appena due giorni prima. Domani in aula l’ex tesoriere ribadirà di aver agito sulla base “di un rapporto fiduciario” con i vertici dei Dl, li chiamerà in causa uno a uno; tenterà di dimostrare ancora una volta che le indagini della Procura di Roma sono state “pilotate” esclusivamente su di lui e i suoi familiari, a partire dalla moglie, Giovanna Petricone, agli arresti domiciliari. I lavori si apriranno alle 16. I senatori voteranno se concedere gli arresti domiciliari , come deciso in giunta (13 sì, 4 no e 2 astenuti), oppure negare l’autorizzazione. Dirimente sarà la modalità di voto. Venti senatori del Pdl hanno chiesto alla presidenza di optare per il voto segreto. E basterà che questi confermino la loro volontà in aula ad apertura dei lavori per non rendere il voto palese. Così Lusi potrebbe vedersi “graziato” dai compagni di Palazzo Madama. Giovedì scorso, ultimo giorno di lavoro del Senato prima della pausa del fine settimana, Alberto Tedesco (ex Pd, ora al Misto), salvato dall’aula dagli arresti domiciliari per l’inchiesta sulla sanità in Puglia, avvista una sorta di campagna adesioni per mettere insieme i venti senatori. Mentre lo stesso Lusi si è trattenuto con Ferruccio Saro e Nitto Palma, senatori del Pdl a favore del voto segreto. “È evidente che ci sia una parte importante di parlamentari che non ritiene di agire rispettando le proprie responsabilità”, commenta Francesco Sanna, senatore del Pd e componente della giunta per l’immunità di Palazzo Madama. “Noi non siamo giudici, ma siamo tenuti a esprimere la nostra volontà e ritengo sia doveroso che ciò avvenga pubblicamente, non segretamente”. Secondo Sanna, dunque il “voto deve essere palese”.

Anche perché il voto segreto appare come una difesa della Casta, un modo per proteggere dalla legge uno dei “privilegiati” senza però mostrarsi. La casta che protegge se stessa. Per “coerenza” il governo rispolvera la riforma delle intercettazioni. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha garantito che non metterà “nessun bavaglio alla stampa” ma il timore è una limitazione del diritto di informazione. “Sto studiando questa riforma estremamente delicata. I punti più difficili da coordinare sono la tutela del diritto-dovere del giornalista di dare informazioni su indagini delicate, e quello del diritto alla privacy. Un lavoro difficile e complesso, ma occorre trovare questo equilibrio”. I giornalisti, quindi, non saranno imbavagliati, né ci sarà, sostiene il guardasigilli, un blackout dell’informazione fino al processo. Eppure lo stesso ministro afferma che sarà il magistrato a decidere per il giornalista: “Penso a una fase, eventualmente molto anticipata nelle indagini, in cui il magistrato selezionerà le notizie rilevanti dal punto di vista processuale e gli atti saranno pubblicabili, mentre ci sarà una fase in cui questo non sarà possibile”. E ancora: “Ci saranno momenti dell’inchiesta in cui certamente l’informativa sarà possibile, sono quelli in cui già l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra attualmente, quali le misure cautelari, gli ordini di perquisizione: in questi, si dovrà fare affidamento al magistrato che selezionerà le notizie di interesse rilevante”. E stabilirà dunque quali sono irrilevanti. Con il particolare che il provvedimento prevede il carcere fino a tre anni per i cronisti che pubblicano notizie “non rilevanti”. Il tema rimane dunque molto delicato. Il testo sarà discusso, come deciso dalla conferenza dei capigruppo su richiesta del Pdl, entro questa settimana. Sul tavolo del governo c’è inoltre il ddl anti-corruzione su cui il Pdl, senza giri di parole, ha garantito battaglia. “Se non sarà inserita la responsabilità dei giudici – ha detto nei giorni scorsi Angelino Alfano – noi diremo no”. Il testo, intanto, arriva in Senato. Ma l’aula di Palazzo Madama prima deve decidere su Lusi.

Sulla questione voto segreto intervengono i principali partiti. Su Twitter il leader Udc Pierferdinando Casini scrive: “Chi traffica per il voto segreto al Senato per Lusi prepara la santificazione di Grillo“. Il Pd voterà sì alla richiesta di arresto dice dallo studio di ‘Otto e Mezzo’ su La7 la presidente del Pd, Rosy Bindi. Il Pd lascia libertà di coscienza: “Ci auguriamo che non ci sia voto segreto, anche perché il Pdl al Senato ha dato da questo punto di vista prova di non volerlo, lasciando libertà di coscienza” e nel corso della riunione al Senato tra il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e i senatori del partito l’ex guardasigilli si è detto d’accordo con la linea decisa dal gruppo sul caso Lusi e cioè voto palese e libertà di coscienza.

Articolo aggiornato da redazione web del Fattoquotidiano