Cronaca

Omicidio Desio, fermati tre uomini non legati alla mafia. Rapina finita male

La vittima Franca Lo Iacono, 61 anni, era consuocera di un imprenditore freddato nel novembre scorso con modalità che facevano pensare a una esecuzione. L'omicidio della donna risolto in poco più di ventiquattro ore dai carabinieri. Identificati grazie alle tracce di sangue di uno dei killer

Tre italiani senza legami con la criminalità organizzata di stampo mafioso. E’ stato risolto in poco più di ventiquattro ore l’omicidio di Franca Lo Iacono, 61 anni, trovata agonizzante la notte tra sabato e domenica a Desio (Monza Brianza) e poi spirata mentre i soccorritori tentavano di salvarala. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monza e della Compagnia di Desio hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti dei tre presunti responsabili. La vittima è stata colpita più volte con un coltello e ha tentato disperatamente di difendersi dopo che la pistola degli aggressori, una calibro 765, si era inceppata. All’interno della sua auto nel box in via dei Mariani era stata recuperata l’arma e anche due proiettili inesplosi. In manette sono finiti due trentenni, uno dei due siciliano, e un cinquantenne. Tutti e tre incensurati. Per gli inquirenti la morte della donna è la conseguenza di una rapina finita male. 

Il provvedimento di fermo è stato emesso dal sostituto procuratore di Monza Manuela Massenz. L’omicidio, che aveva fatto temere una esecuzione mafiosa perché la donna era la consuocera di un imprenditore freddato a novembre con modalità da esecuzione, sarebbe da ricondurre invece alla criminalità comune. I tre uomini cercavano probabilmente di rapinare la donna, pensando che avesse con denaro. Ma evidentemente il colpo non escludeva l’eliminazione della vittima, visto il comportamento omicida tenuto dagli aggressori nella dinamica ricostruita dagli investigatori dell’Arma. Sono state alcune tracce di sangue, lasciate abbondantemente da uno dei tre assassini feriti, uno degli elementi che ha determinato l’individuazione dei presunti killer. Seguendo queste tracce, i carabinieri hanno imboccato la strada giusta che poi li ha portati ad Antonino Radaelli, 51 anni di Desio, Raffaele Petrullo, 33 anni di Paderno Dugnano (Milano) e di Antonio Giarrana (l’ideatore della rapina), di 29 anni residente a Desio ma originario della zona di Ravanusa (Agrigento), la cittadina da cui è originario il consuocero della donna Paolo Vivacqua ucciso il 14 novembre scorso durante un’esecuzione a Desio. I militari sarebbero risaliti fino alla sua abitazione seguendo delle tracce di sangue. Lungo la strada, poi, sono stati ritrovati la borsa della vittima e il coltello con cui è stata uccisa. Radaelli si sarebbe fatto medicare al pronto soccorso ed è stato bloccato in casa in via Partigiani, sempre a Desio. Identificato in seguito anche il complice Raffaele Petrullo, 33enne, che avrebbe fatto da palo. Al momento, secondo i carabinieri di Monza, non sarebbe possibile stabilire un collegamento certo tra l’omicidio della donna e l’uccisione del consuocero nel novembre 2011

Quando ieri si è diffusa la notizia dell’assassinio della donna il collegamento con Vivacqua è stato immediato. L’imprenditore 52enne ucciso sarebbe stato arrestato nella stessa operazione che poi ha portato in carcere i suoi figli nell’indagine della Guardia di Finanza denominata “Metalli preziosi”. Per gli inquirenti l’imprenditore massacrato con sette colpi di pistola sarebbe stato considerato l’ideatore di una frode che avrebbe permesso l’evasione delle imposte dirette per oltre 200 milioni di euro. Ed è forse questo denaro che potrebbe aver attirato gli assassini di novembre e quelli di ieri. Secondo la Procura l’uomo prima di morire aveva prelevato ingenti importi di denaro in contante per “darlo in restituzione a imprenditori del settore che utilizzavano le fatture false emesse dalle sua società … annotandole in parte, trattenendoli per sé e per l’associazione, reimpiegandoli e reinvestendoli in immobili, macchine di grossa cilindrata e altre attività e operazioni di investimento ovvero trasferendoli all’estero facendo così perdere la tracciabilità”. Un ruolo primario lo avrebbe rivestito anche Antonio Vivacqua, primogenito dell’imprenditore e marito della figlia di Franca Lo Iacono.