Diritti

Cannabis per uso terapeutico, i Radicali “piantano” marijuana a Montecitorio

Durante la conferenza stampa indetta per sensibilizzare i legislatori sui benefici che derivano in campo medico dall'uso della canapa per malattie come la sclerosi multipla, la deputata Rita Bernardini ha piantato alcuni semi nel terriccio: "Si regolamenti la materia a favore dei pazienti in un contesto di legalità e sicurezza"

Azione di disobbedienza civile oggi alla Camera, quando la deputata radicale Rita Bernardini ha piantato alcuni semi di cannabis in alcuni vasetti durante una conferenza stampa fatta per chiedere il riconoscimento del diritto dei pazienti di curarsi con i derivati della cannabis. Momenti di tensione quando i commessi della Camera hanno interrotto la conferenza portando via i vasetti, per poi successivamente restituirli. 

Nel sottolineare la necessità che molti pazienti hanno di “autocoltivarsi” la cannabis ad uso terapeutico a causa dei tempi lunghi per l’ottenimento di questi farmaci, Bernardini ha ricordato come per legge l’attività di coltivazione della cannabis sia vietata e sanzionata penalmente anche se la finalità è il consumo personale. Secondo alcune sentenze, ha sottolineato, la coltivazione inizia con la posa dei semi: “La pena – ha spiegato – prevede la reclusione da sei a 20 anni e la multa da 26 mila a 260 mila euro. Per coltivazioni rudimentali e di minima quantità, la pena è più bassa e prevede da uno a sei anni di reclusione e la multa da tremila a 26 mila euro. Forse – ha commentato Bernardini – ci riconosceranno questa fattispecie”. Con questa azione non violenta, ha annunciato la deputata radicale, “diamo inizio alla nostra coltivazione di cannabis e terremo informati i mezzi di comunicazione”.

Il Parlamento “affronti il problema della legalizzazione ad uso terapeutico dei derivati della cannabis, regolamentando la materia a favore dei pazienti in un contesto di legalità e sicurezza”, hanno chiesto i Radicali. In Italia, ha detto la Bernardini, “il cammino dei malati affetti da patologie che possono essere curate con la cannabis, dalla Sclerosi multipla all’Aids, è invece un percorso ad ostacoli che a volte diviene un vero calvario e che trova ragione solo nella follia proibizionista“. Ad oggi, hanno ricordato i Radicali, solo la Regione Toscana, la Provincia di Bolzano ed alcune Asl consentono ai malati di accedere a farmaci a base di cannabinoidi, ma spesso con enormi difficoltà e iter procedurali molto lunghi.

Alla conferenza stampa è intervenuto anche il leader radicale, Marco Pannella, che ha sottolineato la necessità che il governo affronti questa tematica al più presto: “La sostanza di questo Regime – ha commentato – è invece purtroppo quella di impedire strutturalmente qualsiasi forma di dibattito che possa raggiungere effettivamente l’opinione pubblica”.

Al Senato giace da anni un progettodi legge presentato proprio dai Radicali che introduce la possibilità per persone affette da alcune gravi patologie di accedere sia alla cannabis in forma naturale sia ai farmaci derivati da estratti di cannabis, mentre alla Camera è stata da poco calendarizzata la proposta di legge (a prima firma Bernardini) che propone di depenalizzare la coltivazione domestica della marijuana.

“Chiediamo – ha detto Bernardini – un rapido iter parlamentare di questi progetti di legge, approvando misure concrete che non costringano, come oggi accade, i cittadini ed i pazienti, spesso affetti da gravissime patologie, a rivolgersi al mercato nero delle mafie e delle camorre”. Infatti, hanno spiegato i Radicali, oggi in Italia il medico può prescrivere alcuni farmaci cannabinoidi sulla base del decreto ministeriale del 18 aprile 2007, ma la realtà “è che vi è una grande ignoranza in materia, e comunque anche con la prescrizione i tempi per ottenere tali farmaci sono lunghissimi”. Anche perché, sottolinea Bernardini, “noi importiamo tali farmaci dall’Olanda e non facciamo ricerca in questo settore”. Per questo, in una lettera inviata a tutti i parlamentari e che ha già raccolto varie adesioni, i Radicali ed Emma Bonino si appellano al governo perché, tra l’altro, si consideri l’opportunità di “una produzione in Italia di medicinali a base di cannabis tramite il centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo e lo stabilimento farmaceutico militare di Firenze”.