Cronaca

Scontri di Roma, Er Pelliccia condannato a 3 anni per il lancio dell’estintore

Fabrizio Filippi fu arrestato per aver lanciato un estintore contro le forze dell'ordine: era stato identificato dai carabinieri grazie a un tatuaggio. Cade l'accusa di devastazione, restano resistenza e violenza a pubblico ufficiale. All'inizio si era giustificato: "Volevo spegnere un incendio" 

Fabrizio Filippi, nome di battaglia “Er pelliccia” è stato condannato a tre anni di reclusione, al termine del giudizio con rito abbreviato, dal gup Giovanna Coccoluto. Due le accuse accolte dal giudice: resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Il 24enne il 15 ottobre scorso, durante gli incidenti scoppiati a piazza San Giovanni mentre sfilava il corteo degli Indignati, lanciò un estintore all’indirizzo delle forze dell’ordine. Contro Filippi si erano costituiti parte civile anche il Comune di Roma e l’Atac. L’imputato dovrà risarcire entrambe le parti civili con 10mila euro. Per “Er Pelliccia” il pubblico ministero Francesco Minisci ha chiesto la condanna a 8 anni di reclusione, perché aveva contestato anche la devastazione. Il manifestante era stato arrestato il 17 ottobre dopo essere stato identificato grazie a un tatuaggio che ha sul fianco sinistro e che era stato ripreso da alcune televisioni giunte per la cronaca degli scontri. Per i fatti contestati Filippi ha già scontato un mese di carcere.

Originario di Bassano Romano (in provincia di Viterbo), Filippi, studente di psicologia, è stato fermato pochi giorni dopo la guerriglia urbana. I carabinieri del Ros lo hanno identificato grazie alla sua foto, che aveva fatto il giro di tutti i siti internet, e a un tatuaggio sul fianco sinistro con una frase di una canzone in inglese che recita così: “Nonostante tutto l’odio con cui il vostro mondo è stato plasmato, il mio amore continuerà a vivere”. Il giovane non ha potuto quindi negare di aver preso l’estintore e di averlo lanciato in aria ma ha provato a giustificarsi: “Ma io non volevo colpire nessuno”. Secondo la procura, invece, l’obiettivo del lancio era il vicequestore aggiunto della polizia di Stato, Claudio Cacace, presente in piazza San Giovanni per evitare che i disordini degenerassero. Filippi in un primo momento aveva tentato di difendersi così: “Volevo spegnere l’incendio di un cassonetto”. 

Il giorno degli scontri, il 15 ottobre, la città di Roma fu devastata dalle violenze di una minoranza incappucciata. Il corteo degli indignati era partito poco prima delle 14, ma le intenzioni pacifiche degli organizzatori erano state stravolte ben presto da gruppi organizzati di persone incappucciate e vestite di nero. Hanno distrutto negozi, auto e assaltato un blindato dei carabinieri. I manifestanti pacifici, dopo gli stop imposti dagli scontri tra black bloc e forze dell’ordine, arrivarono a piazza San Giovanni dopo circa sei ore: la piazza simbolo delle manifestazioni questa volta non poté ospitare alcun comizio. I violenti scontri lo impedirono: la polizia riuscì a disperdere i violenti solo dopo numerose cariche. Trenta feriti solo tra le forze dell’ordine, mentre un ragazzo ha perso un dito dopo l’esplosione di un petardo. I violenti si sono dispersi tra le vie della città, che risulta presidiata in diversi punti. Solo quel giorno le forze dell’ordine hanno arrestato 12 persone e arrestato altre 22.