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New York, governatore Cuomo spinge per depenalizzare il possesso di marijuana

Si tratta di un atto di straordinario valore politico, che mette fine a mesi di polemiche e a uno scontro sotterraneo ma violentissimo tra il democratico Cuomo e il sindaco di New York City, Michael R. Bloomberg, da sempre fautore della mano dura nei confronti del possesso di droghe leggere

Cambio di strategia sulla marijuana a New York. Il governatore Andrew M. Cuomo ha chiesto a deputati e senatori dello Stato di depenalizzare in tempi brevi il reato di possesso di piccoli quantitativi di marijuana. In particolare, Cuomo vuole che il possesso di 25 grammi o meno di marijuana in public view, alla vista del pubblico, non conduca più all’arresto ma venga considerata una semplice violazione amministrativa, con un massimo di 100 dollari di multa per gli incensurati.

Si tratta di un atto di straordinario valore politico, che mette fine a mesi di polemiche e a uno scontro sotterraneo ma violentissimo tra il democratico Cuomo e il sindaco di New York City, Michael R. Bloomberg, da sempre fautore della mano dura nei confronti del possesso di droghe leggere. Nelle ultime ore Bloomberg sembra però aver cambiato radicalmente posizione. “La proposta di Cuomo ha il giusto equilibrio”, ha detto il sindaco, spiegando che anche il capo della polizia della città, Raymond W. Kelly, la pensa così.

Tutti d’accordo, quindi, su una questione che negli ultimi anni ha assunto proporzioni gigantesche e rischiato di paralizzare il sistema penale e giudiziario dello Stato. La pratica dello “stop and frisk“, del “ferma e perquisisci”, entusiasticamente sostenuta da Bloomberg e dal suo capo della polizia, ha infatti condotto a migliaia di fermi di presunti sospetti – quasi sempre giovani ispanici e afro-americani – da parte degli agenti. Pochi grammi di marijuana nelle tasche del fermato sono state sino a oggi ragione sufficiente per l’arresto immediato.

Circa 50 mila persone sono finite in prigione l’anno scorso a New York City per il possesso di marijuana. Gli arresti sono stati 400 mila nel periodo che va dal 2002 al 2011: una cifre enorme, superiore al numero degli arresti totalizzati nelle tre amministrazioni precedenti. Bloomberg e il New York City Police Department hanno sempre giustificato la criminalizzazione di massa come un modo per dissuadere da crimini più gravi. Gli arresti, tra l’altro, non sono sensibilmente diminuiti nemmeno dopo un memorandum del capo della polizia, Raymond Kelly, che nel settembre scorso ha cercato di mettere un freno alle incarcerazioni spiegando che in public view significa consumare droghe leggere in un luogo pubblico, e non avere in mano qualche grammo di marijuana dopo che un agente ha chiesto al fermato di rivoltare le tasche.

Alla fine il sistema è crollato. Troppi agenti di polizia distolti da compiti ben più importanti. Un carico di lavoro esorbitante per gli uffici giudiziari della città. Soprattutto, l’arresto per il possesso di qualche grammo di marijuana è diventato in questi anni l’emblema di una giustizia razzista e di classe. Migliaia di giovani ispanici e afro-americani, appartenenti alle fasce di popolazione più povere, sono stati inghiottiti dal sistema penale americano. Hanno avuto, o avranno nel futuro, difficoltà a trovare lavoro o a essere accettati in una scuola e università. “L’impatto è stato devastante”, ha detto Donna Lieberman della New York Civil Liberties Union, segnalando anche una frattura difficilmente sanabile tra comunità ispaniche ed afro-americane della città e polizia.

A questo punto, comunque, la strategia cambia. New York si allinea a Connecticut, California e a una decina di altri stati americani nella scelta di una più larga depenalizzazione delle droghe leggere. Dopo la richiesta di Cuomo, deputati e senatori dello Stato di New York non hanno però molto tempo per arrivare a una legge. Il 21 giugno termina la sessione legislativa, ma il governatore ha fatto capire che la nuova disciplina deve essere approvata prima dell’estate.