Cronaca

Vaticano. Padre Lombardi: “Nessun nuovo indagato”. Il corvo collaborerà

Il Papa è “ovviamente informato e consapevole che si tratta di una situazione delicata che si sta vivendo in Curia” fa sapere il direttore della sala stampa Vaticana. Proseguono le indagini della gendarmeria e l'inchiesta della commissione di cardinali nominata da Benedetto XVI

“Cerchez la femme”. In ogni spy story che si rispetti c’è sempre una figura femminile. E anche nello scandalo dei documenti usciti dal Vaticano per finire in articoli e in un libro si adombrava la presenza di una donna. Ma “non c’è alcuna donna indagata” o, a quanto pare, coinvolta: “E pura fantasia” fa sapere padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. Oltre Paolo Gabriele, “maggiordomo” di Papa Benedetto XVI, “non ci sono al momento altri indagati”. Anche l’ipotesi che potessi essere finito un porporato nel mirino degli investigatori viene smentita categoricamente: “Non c’è alcun cardinale indagato. Né italiano, né non italiano”. Smentita anche la notizia del ritrovamento, durante le perquisizioni, di “apparecchiature complesse”  per la riproduzione dei documenti e che la famiglia dell’indagato abbia lasciato la casa in Vaticano.

Intanto l’uomo accusato di essere il corvo “offrirà la più ampia collaborazione. Ciò avverrà quanto prima. Al più presto Paolo risponderà a tutte le domande e collaborerà con gli inquirenti per appurare la verità” dice l’avvocato Carlo Fusco in una dichiarazione diffusa dalla sala stampa vaticana. “A proposito di talune notizie riguardanti il sequestro di casse di documenti in quantità impressionante e di apparecchiatura necessaria per fotografare e riprodurre carte intendo esprimere il mio grande stupore per il fatto che alcuni giornalisti affermano di conoscere questi elementi processuali, pur coperti dal segreto e ancora non noti neanche a noi avvocati” prosegue il legale che fa sapere “nel lungo colloquio che abbiamo avuto era molto sereno e tranquillo”. Questa mattina Gabriele, a quanto pare unico indagato per furto di documenti dall’appartamento del Papa, ha “ricevuto la visita della moglie”.

Il Papa è “ovviamente informato” degli sviluppi della vicenda dell’arresto del suo maggiordomo, e “consapevole che si tratta di una situazione delicata che si sta vivendo in Curia”. Per il Papa la linea anche in questo caso è la “trasparenza”. Benedetto XVI è “cosciente della serietà della situazione” e la affronta con consapevole serenità e con la “superiorità umana e di fede che lo contraddistingue come avete visto nella celebrazione di ieri”. Si tratta di una “situazione chiaramente dolorosa sia per chi conosce Paolo che per la immagine negativa della Chiesa e della Santa Sede che ne può risultare”, il Papa non può che essere “addolorato” e in tutti c’è “l’impegno a cercare di ristabilire al più presto possibile un clima di trasparenza, verità e fiducia”. ”Il punto che può addolorare  è che venga messa alla prova la fiducia” delle persone e dei fedeli a causa di “fatti di questo genere”. Per questo bisogna “affrontarli con molto realismo e concretezza, cercare di fronteggiarli, capirli, conoscerne le dimensioni. C’è la volontà” da parte del Papa come di tutti in Vaticano “e l’impegno, uno sforzo di impegno per affrontare nel modo più adeguato, nel rispetto delle persone: questa è la strada” che si intende perseguire. 

Intanto le indagini, coordinate dal procuratore di giustizia del Vaticano Nicola Picardi, e gli interrogatori vanno avanti, in questa fase sono molte le persone che vengono interrogate e sentite in Curia e nei vari dicasteri dalla commissione dei cardinali nominata dal Papa.  “In questa fase ci possono essere anche altre perquisizioni o ricerche, possono essere sentiti dei cardinali, ma questo non significa che vi sia un nuovo indagato, fa parte dell’ampio lavoro di ricognizione che sta facendo la commissione dei cardinali” prosegue Lombardi. La commissione di cardinali istituita dal Papa per sovrintendere alle indagini sulla fuga di documenti riservati dal Vaticano “continua i lavori, fa i suoi colloqui, nei tempi richiesti dalle indagini e non ha intenzione di lasciarsi condizionare dalla pressione mediatica”. 

“Il Vaticano è una monarchia assoluta, dove l’informazione viene gestita con estrema attenzione” ma nessuno, all’interno del Vaticano, muove critiche al Pontefice: semmai “a lui si rivolgono per la presunta inadeguatezza di alcuni suoi collaboratori”. E in questo scontro in corso “il più bersagliato è senza dubbio il segretario di Stato, il cardinale Bertone”. Gianluigi Nuzzi, giornalista e autore, tra l’altro, del libro ‘Sua Santita”, ha ha fatto una serie di considerazioni con Maurizio Belpietro nel corso della Telefonata, stamane su Canale 5. “Questa vicenda nasce dalla morte di Wojtyla: un gruppo di persone all’interno del Vaticano ha iniziato a vivere con sofferenza rispetto agli scandali e ai misteri che si sono susseguiti”. Il giornalista fa notare poi che “è almeno dal 2006 che ci sono persone che raccolgono documenti e li rendono pubblici passandoli ai giornali”. Quanto alla vicenda di monsignor Viganò, prima economo del Vaticano e che dopo la denuncia di alcuni casi di corruzione finì trasferito alla nunziatura diplomatica di Washington, Nuzzi si chiede come sia possibile: “se le denunce sono false uno finisce nei guai e non viene promosso, se sono vere non viene allontanato. Le regole in questa monarchia assoluta, insomma, non sono proprio uguali alle nostre”.

Per il giornalista, “lo scontro in atto in Vaticano non è dovuto solo ad una guerra tra “gruppi avversi di porporati ma è una questione più di sistema: c’è una certa insofferenza verso la segretezza, verso il non sapere. A me sorprende che tutto ciò venga fatto senza un atto di accusa pubblico: dobbiamo fidarci delle povere, scarne notizie che arrivano Oltretevere, tutto avviene nella massima segretezza”. A Gabriele e agli altri personaggi coinvolti “va la mia solidarietà e vicinanza: perdere la libertà personale è la cosa peggiore che possa mai capitare”. “In Italia – aggiunge – nessuno può stare in una camera di sicurezza per più di 72 ore senza un formale e pubblico atto d’accusa. Se accadesse in qualsiasi Paese occidentale di arrestare qualcuno e fare retate come se si trattasse di delinquenti, mentre si tratta invece di persone che passano notizie vere ai giornali, si darebbe il via a raccolte di firme per la loro liberazione: questo è il sale della democrazia”. Nuzzi ricorda che due giorni fa il Corriere della sera ha messo in rete un documento riservato dello Ior. “I documenti fanno parte dell’anima del giornalismo; senza notizie non si fanno i giornali e le notizie vengono confermate dai documenti”.