Mafie

Provenzano tenta il suicidio in carcere, ma il Dap sospetta una simulazione

Il boss di Cosa Nostra ha infilato la testa in una busta di plastica nella cella del carcere di Parma, dov'è recluso. Un agente lo ha bloccato. Secondo fonti del Dap sarebbe comunque stata una messinscena per ottenere un regime di detenzione più leggero

Il superboss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano ha tentato la scorsa notte il suicidio nel carcere di Parma. Provenzano è stato salvato da personale della polizia penitenziaria. Ma fonti interne al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) esprimono dubbi: potrebbe essersi trattato di una simulazione, per dimostrare la propria instabilità mentale e ottenere un regime carcerario diverso dal 41 bis a cui l’ex capo di Cosa nostra è sottoposto.

Il fatto è avvenuto nella tarda serata di mercoledì nell’area riservata del carcere. Provenzano, che era a letto, ha infilato la testa in una busta di plastica. In uno dei ripetuti controlli, si è subito accorto del fatto un poliziotto penitenziario del Gom (Gruppo Operativo Mobile), che è intervenuto subito. 

“Bernardo Provenzano avrebbe simulato di volersi suicidare”. E’ quanto si apprende da fonti del Dap. Il boss, sottoposto recentemente a perizie che hanno stabilito che è  in grado di intendere e di volere, già da giorni avrebbe cercato di dimostrare la sua pazzia. L’altra sera, quando l’addetto alla sorveglianza si è avvicinato, Provenzano ha messo la testa dentro un sacchetto di plastica di piccole dimensioni usato per tenere i farmaci. L’intervento dell’agente è stato sottolineato, è stato comunque tempestivo.Per dare prova della sua instabilità mentale, ieri il boss diceva di non riuscire a sedersi e di non trovare la sedia. Provenzano nel carcere di Parma è in una sezione speciale del 41 bis, in una zona riservata esclusivamente a lui.

Il suo legale del boss, Rosalba Di Gregorio, chiede che venga aperta al più presto un’inchiesta “per capire cosa realmente” sia accaduto in cella. “Che cosa ci faceva un sacchetto di plastica dentro la cella del mio assistito – si chiede il legale – è stato un tentativo di suicidio o qualcosa di diverso? Dobbiamo pensare che qualcuno lo voleva eliminare?”. L’avvocato solleva la questione del regime di detenzione: “Appena pochi giorni fa gli psichiatri della perizia hanno ritenuto che Provenzano fosse compatibile con la detenzione e i risultati si vedono… Ho sentito il figlio Angelo che non sapeva nulla e neppure io sapevo niente,eppure sono il suo legale”.

Qualunque fosse l’intenzione, secondo il procuratore di Palermo Francesco Messineo si tratta di un gesto anomalo: “E’ difficile dire se Bernardo Provenzano abbia davvero tentato il suicidio o se abbia soltanto simulato. In ogni caso, anche una simulazione sarebbe un gesto alquanto anomalo, insolito per un boss del suo calibro. Un segno di profonda debolezza, quasi di resa direi”. Secondo Messineo, il tentativo di strappare un regime di detenzione “vorrebbe dire che per lui sono venute meno tutte le speranze e che potrebbe avere avuto un crollo morale. Se di morale di può parlare nel suo caso…. Una sorta di resa, insomma”.