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Gran Bretagna, il Labour c’è e impone l’agenda

Il 3 di Maggio molti comuni della Gran Bretagna hanno rinnovato le amministrazioni locali: il voto è stato un grande risultato per il partito laburista.

Vorrei raccontare come è andata, e cosa indicano i dati che sono emersi.

Prima cosa: il Labour party ha vinto 823 seggi e preso 32 consigli comunali, ed è avanzato in Scozia, nel nord, nelle Midlands, nel Sud e nel Galles.

Il partito laburista ha preso il 38% dei voti nel paese: non male, considerando che in genere alle elezioni politiche il 40% garantisce la vittoria.

Tutto questo è certamente motivo di grande orgoglio, insieme al fatto che dalle elezioni del 2010 il Labour party ha attratto 68000 nuovi iscritti.

I Tory hanno pagato per la propria scelta di proteggere la minoranza più benestante ai danni della ‘hard working majority’. C’è peraltro da notare che i tagli già decisi dal governo non sono ancora entrati appieno in vigore.

I Lib-Dem sono stati completamente spazzati via, perdendo 330 consiglieri. Era prevedibile: un partito senza identità, che ha tradito il suo elettorato, composto in gran parte da giovani, annichilendo le aspettative di chi li voleva come superamento della tradizionale dicotomia Labour–Tory. In realtà, i LibDem hanno acriticamente accompagnato il governo: distruzione e privatizzazione del sistema sanitario, innalzamento del tetto alle tasse universitarie (giunte adesso a 9000 sterline annue), smantellamento del welfare state.

Il Bnp, tradizionale partito di destra xenofobo, è stato completamente spazzato via. Un dato rincuorante, in controtendenza con il resto d’Europa.

Il dato che emerge, dunque, è che il Labour c’è. Ed Miliband, criticato ininterrottamente per mesi, ha dimostrato invece di sapere caparbiamente imporre un’agenda e un lessico politico.

Certo, siamo ancora lontani dalle elezioni del 2015, e dovremo lavorare sodo per vincerle. La sfida consisterà nel mettere in piedi un’alternativa economica all’ortodossia dell’austerità, per convincere donne e uomini che, anche durante la crisi economica, un governo Labour è la scelta migliore.

Molto si è detto delle elezioni di Londra, notando come il risultato sia stato in controtendenza con quello nazionale. La realtà è meno semplice, avendo a che fare più con la personalità di Boris Johnson che con i partiti.

Guardando i dati emerge infatti che è stato il valore aggiunto di Boris a regalare la vittoria ai Tory.

Boris è un personaggio che per certi versi ricorda Silvio Berlusconi. Poco ragionamento politico, battute sessiste, linguaggio antipolitico venduto come pragmatismo, media schierati a suo sostegno. Boris ha pescato voti ovunque, in un sistema elettorale che consente agli elettori di indicare, in tre schede separate, il partito, il consigliere della Greater London Authority (una sorta di consiglio provinciale), e il sindaco (prima e seconda preferenza).

Mentre Ken ‘il rosso’ ha preso i voti del tradizionale elettorato Labour, Boris ha attinto molto anche oltre gli elettori Tory: in sostanza, le elezioni di Londra sono state una vittoria personale di Boris Johnson, più che una sconfitta del Labour. Certo, forse bisognerà chiedersi se Ken Livingstone sia stato il miglior candidato da anteporre a un personaggio così antipolitico come Johnson. Ken, con la sua umile dedizione alla città in cui è attivo da 41 anni, di cui è stato sindaco per due mandati, è un pezzo straordinario della storia di Londra, e della sua inclusività, vibrancy e modernità che tutti conosciamo.

Rimanendo in tema, forse la battaglia di personalità Boris–Ken è stata una delle cause del rifiuto dell’elezione diretta del sindaco, presentata tramite referendum in molte citta britanniche. A parte Bristol e Doncaster, la grande maggioranza delle città hanno optato per il sistema tradizionale, dove si votano i consiglieri che poi eleggeranno il proprio “leader”.

Una scelta che fa riflettere, e che forse si spiega attraverso l’ostilità degli inglesi al sistema politico. Se da un lato i britannici sono diffidenti verso la politica, lo sono ancora di più verso chi la fa e, proprio in questo quadro, non si sognerebbero mai di sostituire la politica con i politici!

Finite le elezioni, sono di nuovo al lavoro su Fabiana, che uscirà a giorni e sull’onda della ritrovata fiducia nel partito laburista. Da ora in avanti, sarà necessario guardare al futuro, e come si costruisce quella solida maggioranza di cui la Sinistra ha bisogno per riprendere il governo della Gran Bretagna e dell’Europa intera. Con Hollande in Francia, il cammino è iniziato.