Un giornalista che detestava i posaceneri

Il giornalismo è una passione, una vocazione, un po’ come fare il prete o il missionario: o ci si crede o è meglio lasciar perdere… quella di Montanelli è stata una passione passata, o meglio ancora divenuta storia. La storia di un uomo che amava definirsi un condannato al giornalismo, perché nella vita – diceva – altro non avrebbe saputo fare; la storia di un uomo che è s’è fatto storico dei Romani e dei Greci per “la Domenica del corriere”. La storia di un uomo che ha raccontato l’Italia del Fascismo dall’interno, facendone parte e che nonostante ciò ha saputo criticare il Regime rischiando il confino … ma anche la storia di un uomo che ha raccontato l’Italia del I e II Berlusconi: l’uomo che ha conosciuto prima come mero editore del Suo “Giornale” e poi come politico–editore di quello stesso “Giornale” che è stato costretto ad abbandonare.

Tanto pregno è stato il passato di Indro Montanelli, quanto attuali sono i suoi scritti e i suoi insegnamenti. Egli è divenuto simbolo, mito ed emblema del giornalismo, firma indelebile della carta stampata.

E’ stato un uomo che ha conosciuto bene il potere, ne è stato a stretto contatto e da questo ha saputo allontanarsene quando cercava di intaccare in qualche modo la sua integrità morale, rimanendo sempre fedele a quella onestà intellettuale che vedeva come prima qualità in un giornalista.

Montanelli ha fatto scuola con il suo linguaggio semplice e chiaro, tale che chiunque potesse capire e comprendere; un giornalismo che dava anche delle idee, le sue idee: quelle di una corrente “liberalmontanelliana” di una destra ideale, sempre più lontana dalla realtà che gli si prospettava dinnanzi.

Una realtà in cui il potere aveva ormai invaso anche il campo dell’informazione, un potere forte da cui ancora una volta si discostò proprio perché quella di Montanelli è la storia di un uomo che odiava i posaceneri … eh si proprio non li sopportava quei giornalisti che stando a stretto contatto col politico, ne diventano portaborse o meglio ancora posaceneri. Montanelli proprio non ci stava a raccogliere la cenere del potente per poi, una volta finita, buttarla via onde evitare che il vento la porti con se; piuttosto montanelli preferiva essere quel vento, un po’ contro corrente, che col suo anelito ha cambiato il modo di intendere e di fare giornalismo. Perché è innegabile che la firma di Fucecchio è stato ed è tutt’ora lo spettro con cui chiunque provi almeno a scrivere qualcosa, inevitabilmente, dovrà seppur inconsciamente misurarsi.

Uno spettro unico ed inarrivabile, perché come dice qualcuno “Montanelli era un Genio, come ne nasce uno ogni cento anni” …. E i cento anni dalla sua nascita son passati da poco.

 

Ludovica Camodeo