Politica

Aggressione ai giornalisti al Lega Day Malmenato cronista del Fatto

Volevano fare delle interviste ai militanti dopo gli interventi dei "big".  Spintoni, manate, insulti: "Venduti, prezzolati, comunisti"

Spintoni, manate, insulti. A subire i cronisti del Fatto Quotidiano, Servizio Pubblico e Piazzapulita. A darle e a offendere decine di militanti leghisti. E’ successo al “Lega Unita Day”, a Zanica (in provincia di Bergamo), dove sono sfilati tutti i big: Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Umberto Bossi

L’aggressione è avvenuta quando la manifestazione si è conclusa. Il giornalista del Fatto si è avvicinato insieme ai colleghi dei programmi tv al tendone, dov’è in programma il pranzo dei lavoratori “padani”, per fare alcune interviste alla base, per chiedere un parere alla base su quello che era stato appena detto dal palco. Ma dopo pochi istanti si è scatenata la rabbia. I militanti infastiditi hanno cominciato ad urlare “Fuori, fuori”, “Venduti, venduti” all’indirizzo dei giornalisti, dei fotografi e dei cameramen. Ad un certo punto da parte di alcuni presenti al pranzo sono partiti anche degli spintoni per mandare fuori i rappresentanti della stampa fino sul piazzale esterno. Anche durante una intervista a Bossi alcuni leghisti hanno urlato “comunisti” agli intervistatori.

I giornalisti hanno chiesto il motivo di tanta rabbia, anche perché le domande erano state tutt’altro che provocatorie: “Non facciamo niente di male, stiamo facendo solo domande” hanno cercato di spiegare i cronisti. Ma non c’è stato modo di ricondurre alla regione la base del Carroccio, inferocita. Gli spintoni sono proseguiti e il giornalista del Fatto ha anche preso una manata in faccia che gli hanno fatto cadere a terra gli occhiali da vista che non ha più trovato. Non c’è stato nessuno che ha almeno provato di calmare la folla. Anzi: c’è stato anche chi, già seduto a tavola per aspettare il pranzo, si è alzato per dare manforte al “muro” di aggressori che se la sono presa con i giornalisti. Solo qualcuno sottovoce ha provato a dire “Piano, piano”. Ma ormai il fatto era compiuto.