Politica

Due riflessioni parallele

E’ appena passato il 25 Aprile. 67 anni fa l’Italia usciva dal fascismo e dalla guerra. Era un paese distrutto fisicamente, ma moralmente stava rinascendo.

Oggi, dopo vent’anni “berlusconiani” (intendendo con le virgolette dire che la responsabilità dev’essere distribuita su tutta la casta politica e imprenditoriale) il paese è più distrutto di allora: economicamente, socialmente, soprattutto moralmente.

Gli italiani sono stati lesionati. Una grande parte è ancora parzialmente integra, ma il tessuto comune è stato gravemente macchiato, spezzato. Le istituzioni non funzionano più. Siamo diventati peggiori di quello che eravamo.

Sono andato alla manifestazione romana del 25 aprile. C’era molta gente e, con qualche mia sorpresa, molti giovani, anche se la gran parte erano sopra i quaranta. Molti sono venuti a salutarmi e a chiedermi di “agire”, di “unirsi”. Ricevo decine di mail, di telefonate, d’ inviti, di appelli, a volte disperati, tutti in questo senso. Anch’io la penso così. “Alternativa- laboratorio politico”  è nata per rispondere a questa esigenza, che è poi quella che io riassumo nella frase: “costruire una maniglia comune”. Ovvio che non da sola.

Ma quanta confusione! La sinistra, e l’intero campo democratico, sono stati sbaragliati. Non è solo la divisione quella che domina: è l’assenza di una visione comune, di una interpretazione adeguata della crisi. E, se non si ha un’idea chiara su quello che sta accadendo, e su ciò che ci attende,  una guida comune non potrà essere costruita.

Io penso che, per raggruppare le forze (che ci sono e sono tante) occorra un’ interpretazione unitaria della crisi, che dia vita a un programma minimo, realistico, chiaro. 

Ma anche a un accenno di programma massimo: riprendere a crescere come prima sarà impossibile perché questa società è alla sua fine e ce ne vorrà un’altra, del tutto diversa.

Con un semplice avvertimento preliminare (che molti ancora non considerano, anche tra coloro che, sabato, a Firenze, erano riuniti per lanciare Alba) : nei vertici dei partiti sarà inutile cercare alleati per questa bisogna. Là troveremo solo nemici: perché sono contro il popolo; perché sono alla frutta; perché non hanno idee; perché sono corrotti.

Dunque bisogna elevare il conflitto sociale, dovunque è possibile. Senza lotta non potremo difenderci dall’aggressione cui siamo sottoposti. Questo governo e questa casta non sono qui per proteggerci ma per colpirci. Loro stanno acquattati dietro la legge (che hanno fatto per sé). Ma noi siamo la legge, fino a che non avremo rinunciato alla nostra sovranità. Dunque dobbiamo affermare il diritto alla resistenza contro chi, con l’inganno, ci priva dei nostri diritti.

L’obiettivo – chi non lo dice chiaro non può essere nostro alleato – è di cacciarli via tutti. Nei momenti cruciali è sempre indispensabile fare pulizie generali. Alla fine avremo bisogno di una rappresentanza democratica per quei milioni di italiani (e sono ormai maggioranza) che non sanno più a che santo votarsi. Chi non si pone questo problema, anche, non ci sarà compagno di strada.

Una volta chiariti questi punti si potrà ripartire.