Cronaca

Green Hill: dopo gli arresti di sabato, quattro cominciano sciopero della fame

Dodici gli animalisti finiti in manette per il raid. Gli uomini protestano con il digiuno, le otto donne in carcere sono in attesa di essere interrogate dal giudice per la convalida del provvedimento. Il senatore Filippi: "Li ho trovati un pò frastornati e soprattutto ignari del can can mediatico che sono riusciti a provocare" 

La protesta continua. Quattro dei dodici arrestati per il blitz all’allevamento Green Hill di Montichiari hanno cominciato lo sciopero della fame. Il senatore Alberto Filippi, Gruppo Coesione Nazionale -Si Sindaci, ha visitato i fermati nel carcere bresciano dopo il blitz per la liberazione di una trentina di cani di razza beagle. Il politico è riuscito ad incontrare in mattinata i quattro arrestati, tutti maschi, perché le otto donne erano in attesa dell’interrogatorio di convalida. “Li ho trovati un pò frastornati e soprattutto ignari del can can mediatico che sono riusciti a provocare – ha detto Filippi, firmatario di una disegno di legge contro la vivisezione – mi sono sembrati tutti dei bravi ragazzi, non esagitati, né soliti a azioni fuori dalle regole, anche se ovviamente non abbiamo potuto parlare di quello che è successo”. Gli arrestati, provenienti da Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Lazio, indossano ancora le magliette che avevano l’ altro giorno, tutte con scritte in difesa degli animali o contro Green Hill.

Gli arrestati dovranno rispondere di accuse che vanno, a vario titolo, dalla rapina in propria, al furto pluriaggravato, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, e danneggiamento aggravato alla resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Decine di persone erano entrate l’altro nell’allevamento e sono riuscite ad aprire alcune gabbie liberando i cuccioli destinati alla vivisezione. Il raid animalista era stato organizzato in occasione della giornata mondiale per gli animali nei laboratori.

Per la prima volta, dopo cortei organizzati per molti anni, l’irruzione all’interno della struttura è riuscita e alcuni cani sono stati sottratti al loro futuro di cavie da laboratorio. Dopo aver aggirato il cordone di sicurezza passando per stradine di campagna insieme ad un gruppo di circa quattrocento persone, intorno alle 16 alcuni manifestanti hanno scavalcato la recinzione dal lato degli uffici della Marshall, la multinazionale proprietaria di Green Hill, dirigendosi di corsa verso i capannoni dove ci sono le gabbie dei beagle. Pochi minuti più tardi l’offensiva si è spostata dal lato dei capannoni, una zona che è stata risistemata e recintata solo di recente. E qui è stato il parapiglia: tanti, forse decine di manifestanti sono riusciti ad entrare nell’allevamento, nonostante il cordone di sicurezza formato da polizia e carabinieri. Per ogni persona che riusciva a scavalcare la recinzione era un applauso. Una gioia per i manifestanti, un senso di liberazione che è diventato commozione con tanto di lacrime versate da qualche attivista quando da uno dei capannoni ragazzi e ragazze hanno cominciato a portare fuori i cani.

Cuccioli di pochi mesi ma anche femmine in dolce attesa. I circa venticinque animali sottratti all’allevamento sono stati fatti sparire nel giro di pochi minuti, portati sui pullman e sulle auto dei manifestanti. Non sono mancati momenti di tensione a suon di grida e spintoni tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno tentato di tenere le persone lontano da rete di recinzione e filo spinato.  Sul futuro di Green Hill la Regione Lombardia ha ribadito che per chiudere la struttura serve eventualmente una legge nazionale. E dall’ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che ha visitato in carcere gli attivisti arrestati, parte un appello ai senatori per approvare la norma che vieta di allevare in Italia cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione. Intanto a perorare la causa degli animalisti scende in campo anche l’attrice francese Brigitte Bardot,che  ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiederle di “vegliare alla liberazione” che considera dei “resistenti”. Per la Bardot gli arrestati “hanno agito senza premeditazione, con il cuore e la ragione, non devono essere condannati perché hanno dato prova di umanismo in un mondo dove predominano vigliaccheria ed egoismo. I miei pensieri – scrive – vanno oggi a questi coraggiosi militanti e ai beagles usciti dall’inferno, salvati dalla Auschwitz a cui sono condannati i loro fratelli”.