Politica

Bossi: “Questo è un paese di merda, noi comunque restiamo in piedi”

Il presidente leghista ha partecipato a un incontro elettorale in provincia di Venezia. Ai suoi ha confidato il rammarico per aver fatto entrare i figli nel partito. Dopodiché ha attaccato la figura di Belsito. L''ex tesoriere del Carroccio, riferisce l'Ansa, intercettato dall'ex autista del Trota ammette: "Io faccio ciò che mi dicono" 

Umberto Bossi lo dice alla fine: “Questo è un paese di merda”. Niente mezzi di termini per il senatur ospite a Mira in provincia di venezia. Parole non in libertà ma ancorate a un sospetto che il leader del Carroccio va ripetendo da settimane: la Lega preda di un complotto.  Sì perché i rapporti dell’ex tesoriere padano Francesco Belsito con imprenditori in odore di mafia insospettiscono Bossi. “Ma come è possibile – ragiona – che i servizi segreti abbiano permesso che uno collegato con la ‘ndrangheta sia potuto diventare vice presidente di Fincantieri, una fabbrica che produce anche armi?”. Prosegue: “Se questo è successo allora tanti auguri alla mafia”.

E a proposito dello stesso Belsito, proprio oggi l’agenzia Ansa rilancia alcune intercettazioni ambientali effettuate dall’ex autista di Bossi, Oscar Morando. Il colloquio, si legge nel take d’agenzia, è avvenuto il 12 gennaio scorso in un ufficio milanese. “Io – dice Belsito – devo applicare solo ciò che mi viene detto”. Morando, preoccupato per il suo futuro lavorativo, chiede spiegazioni a Belsito che in quel momento, nonostante fosse già scoppiato sui mass media il caso Tanzania, teneva ancora i cordoni della borsà. All’ex autista, prima assunto per lavorare con il leader del movimento e poi passato con il figlio Renzo, viene annunciata la sua prossima “uscita” dal Carroccio. Dall’11 di marzo dell’anno precedente i suoi rapporti con il Trota si sono incrinati e lui si lamenta: “Mi ha trattato come un giocattolo, Francesco, diciamoci la verità. Io lo so che è il tuo…che con lui hai un rapporto particolare, ma la verità è che lui mi ha trattato come un giocattolo. Questa è la verità, mi ha trattato come un gioco”. Considerazioni a cui Belsito replica: “Il problema non è questo, il problema è che se tu hai dei datori di lavoro con una certa funzione, non è quella di rispondere a un ministro o quella di fare il segretario…, ma quella di fare l’autista fiduciario e questo rapporto non c’è più, io non posso entrare nel merito perchè i rapporti fiduciari sono basati tra due persone e quello che nasce tra di loro.. se nasce un’amicizia – continua l’ex tesoriere – sono ben contento perchè vuol dire che il rapporto è migliorato, se non nasce un’amicizia ma nasce un conflitto, io non posso andare… Io devo solo applicare ciò che mi viene detto”.

E dei figli parla ancora oggi lo stesso Bossi. Perché di tutta questa vicenda, l’averli introdotti in politica resta il suo più grande rammarico. “Rimpiango mille volte di aver fatto entrare i miei figli nella Lega. Meglio ripartire e fargli fare prima il piccolo consigliere comunale, anziché spingerli avanti. La politica può essere pericolosa”.

E dopo i rimpianti sulla bufera giudiziaria, il leader del Carroccio rilancia il partito dentro alla prossima battaglia elettorale. “Può darsi che perderemo qualcosa – dice – ma resteremo in piedi, continueremo”. “La gente sa – aggiunge – che quel che ci capita è legato al tentativo di ucciderci politicamente”. Il presidente leghista resta, comunque, realista. Sa che qualche effetto gli scandali “potranno anche averlo però non abbiamo paura delle conseguenze. La Lega cambierà, e la gente capirà che quando tiri in mezzo la libertà uno Stato può anche ucciderti; è successo anche con chi ha fatto le Rivoluzioni, anche in Italia”. “Possono farci qualsiasi cosa – conclude il Senatur – ma non possono ucciderci, perchè nei nostri cuori c’è il più’ grande progetto: la libertà della Padania”.